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Argentina: dollarizzazione può funzionare. Parla ex IMF

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Le elezioni in Argentina potrebbero portare a capo di Buenos Aires Javier Milei, economista su posizioni libertarie che – tra le altre cose – ha indicato nella dollarizzazione dell’economia Argentina uno dei suoi cavalli di battaglia. Idea che in sé non sarebbe poi così nuova – è stato fatto altrove – e che a quanto pare starebbe raccogliendo consensi non solo in patria, ma anche all’estero. A appoggiare, sebbene con qualche ma, l’idea di Milei è questa volta un ex rappresentante degli USA al Fondo Monetario Internazionale.

Prima di capire però cosa abbia detto e perché ritenga l’idea di Milei quella giusta, è bene premettere che si tratta di un rappresentante non più in servizio e che dunque non rappresenta gli USA, tanto meno altri paesi al Fondo Monetario Internazionale. La sua opinione comunque – dato il ruolo istituzionale rivestito fino a pochi anni fa – ha contribuito alla diffusione del parere su tutte le principali testate finanziarie internazionali.

Il piano di Javier Milei piace

Mark Rosen, ex IMF: “La dollarizzazione sarebbe positiva per l’Argentina”

Oltre alla premessa sopracitata, vi è anche da sottolineare – pur non mettendo in dubbio la sua neutralità – la nazionalità di Mark Rosen, che viene dagli Stati Uniti e che per forza di cose con il dollaro vive un rapporto piuttosto particolare. Rosen ha affermato che la dollarizzazione dell’economia argentina potrebbe avere degli effetti positivi per Buenos Aires e che eliminerebbe il grosso del rischio futuro di inflazione, andando così a correggere almeno una delle grandi storture dell’economia di Buenos Aires. Ci sono però – lo fa correttamente notare Rosen – anche altre questioni che non potranno dipendere dalla scelta di dollarizzare o meno l’economia argentina.

Tra queste certamente le politiche fiscali e le politiche di spesa pubblica: utilizzare il dollaro o il peso non sarà limitazione se il trend dovesse rimanere quello ormai pluridecennale della politica argentina, per quanto Milei si sia presentato al grande pubblico come uomo dei tagli, che ha platealmente confermato anche in video con i suoi celebri afuera – fuori – per il grosso dei ministeri e dei centri di potere attualmente operativi in Argentina.

Ci sono anche dubbi riguardo alla sostenibilità economica di tale mossa nel breve periodo. A partire dalla quantità di dollari che sarà necessaria per avviare le operazioni: incertezza sul piano che ha prestato il fianco tanto all’opposizione interna quanto a quella esterna. Opposizioni che però almeno per il momento sembrerebbero essere in netto ritardo rispetto all’incredibile – per molti – ascesa dell’economista al ruolo di candidato da battere per le prossime elezioni.

Nel 2000 l’Ecuador ha scelto di dollarizzare l’economia. Nel grafico l’andamento dell’inflazione

Il piano di Milei può funzionare?

È certamente ambizioso – e toglierebbe dalle mani del settore pubblico argentino una delle fonti più chiare di impoverimento e di instabilità economica nel paese: il libero accesso alle zecche, tanto fisiche quanto digitali, per inondare il mercato di peso, svalutarlo e impoverire la popolazione. Un tema che è – chiaramente – molto sentito in Argentina e che sembrerebbe essere, almeno per ora, uno dei cavalli di battaglia vincenti di Javier Milei.

Rimangono comunque i dubbi sulla possibilità di implementare un tale piano, in particolare in termini di finanziamento di questa strategia. L’Argentina ha riserve di valuta straniera quasi esaurite, e l’approvvigionamento di greenback necessario per sostenere un piano del genere rimane un’incognita, tenendo conto anche del recente flirt con BRICS.

Due settimane fa si era espresso sul tema l’economista Francisco Zalles – che ha invitato Milei ad andare avanti con il piano, appena sarà possibile, il più veloce possibile, così da ridurre l’inflazione, ridurre di conseguenza i tassi di interesse e permettere un afflusso naturale di dollari verso il paese. Non è un’opinione da poco: Zalles è stato infatti l’uomo che ha permesso all’Ecuador di effettuare un passaggio pressoché identico. L’economia dell’Ecuador da allora ha avuto un andamento altalenante, ma ha certamente arrestato, in modo pressoché immediato, l’inflazione.

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