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Arrivano dati inflazione area euro: nulla di fatto, con EUR che attende una BCE con le mani legate
Arrivano i dati sull’inflazione UE e sono in larga parte identici alle aspettative che avevano formulato analisti e mercati, in una settimana che è di alta tensione per i mercati europei per questioni elettorali in Francia che continueranno a produrre i loro effetti anche all’interno dei mercati finanziari. Per l’inflazione è un nulla di fatto: la diminuzione rispetto ai livelli registrati il mese precedente è modesta, cosa che potrebbe confermare l’atteggiamento attendista di BCE in termini di tagli dei tassi, per quanto le polemiche politiche siano ormai ai massimi livelli e la concordia tra i diversi membri votanti ai minimi.
Male la Core, che è leggermente superiore rispetto alle aspettative e delle quali parlano poco i giornali a tema finanziario o generalista, segno questo di un momento di difficoltà nella lotta all’inflazione e del suo eventuale ritorno verso il target del 2%. I mercati europei nel complesso hanno reagito in modo negativo, con FTSE MIB che paga il prezzo più alto di tutti e con DAX e CAC che fanno soltanto marginalmente meglio, all’interno di una giornata di rosso diffuso, causata dalle aspettative di tagli frustrate dall’ennesimo dato incerto. Dati che però non aiutano l’Euro, per quanto stia tentando la via del recupero dopo una giornata che si è aperta nel più complicato dei modi.
Inflazione UE: si procede con il contagocce
Chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno sarà costretto ad un duro esercizio di concentrazione. Come da previsioni, il calo dell’inflazione per il mese che si è appena concluso è in verità assai modesto e non lascia spazio a discussioni su eventuali tagli per il prossimo incontro di BCE. Siamo ancora al 2,5% per quanto riguarda quella classica, e al più preoccupante 2,9% per l’inflazione Core, che rimuove i beni più volatili dal computo.
In breve: la situazione è grave e seria al tempo stesso, con lo stallo per quanto riguarda il rientro verso più miti rialzi del 2% in target che sembra essere molto più difficile di quanto preventivato, tenendo anche conto del fatto che in particolare l’inflazione Core è esattamente ferma rispetto al mese precedente.
I timori che avevano permesso ai falchi di dichiararsi, all’interno di BCE, in fermo disaccordo con un percorso di tagli graduale ma continuo sono più forti che mai, cosa che andrà a impattare certamente sulle prossime decisioni di BCE su questo tema.
In una situazione del genere i mercati non potevano che reagire negativamente, scontando anche un eccessivo recupero dopo il risultato delle urne francesi, mentre diverse delle preoccupazioni politiche che arrivano da Parigi sembrerebbero essere tutto fuorché risolte.
Una situazione preoccupante, che però non è in verità diversa da quella alla quale gli operatori di mercato si sono, per forza di cose, abituati lungo tutto il 2024.
Miraggio 2% per il grosso delle banche centrali?
Certamente si può parlare di miraggio per la Banca Centrale Europea e per Federal Reserve, che saranno costrette loro malgrado a tenere i tassi ancora in territorio restrittivo per diversi mesi. Questo mentre a Washington ci si avvicina a elezioni incerte e le cui campagne elettorali sono partite, tra le altre cose, con la messa in discussione della capacità dell’attuale Presidente di ricandidarsi.
La confusione regna dunque sovrana, e si appresta a diventare la cifra distintiva di un 2024 che era partito, almeno nelle intenzioni, su auspici molto diversi. Ora la testa va ai dati definitivi, che comunque difficilmente smentiranno quanto è stato riportato oggi.
Ferma anche la disoccupazione al 6,4% senza alcun miglioramento o peggioramento: si potrebbe dire un nulla di fatto, mentre il tempo però passa e le sirene che indicano la necessità di un ritorno a tassi più bassi che aumentano di intensità. Si potrà fare? Difficile rispondere di sì davanti a questi numeri, per quanto fossero più che attesi.