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Arrivano i dati sull’inflazione per Italia, Spagna e Francia. Qualche sorpresa, con l’Italia fanalino di coda!

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Arrivano i tanti attesi dati su diverse delle economie dell’area euro che riguardano l’inflazione. Ed è un nulla di fatto, dato che ci si trova comunque per le economie principali in linea con le aspettative che prevedevano, nel migliore dei casi, un miglioramento modesto della situazione. I dati certificano inoltre anche per questo mese una differenza enorme sull’andamento dei prezzi tra Italia e resto della UE. Se i prezzi oltralpe continuano a aumentare a ritmi ben superiori al target del 2%, in Italia ci si conferma di parecchio sotto il target del 2%.

Un’Europa dunque a due velocità anche per quanto riguarda l’indice dell’aumento dei prezzi, che oltre ad essere un fattore interessante sul piano economico e dell’analisi finanziaria, rimarrà un fattore di forte attrito politico anche per quanto riguarda i diversi atteggiamenti dei parlamenti e dei governi nazionali in merito a eventuali altri tagli dei tassi UE. Tagli ai tassi che sono iniziati ma che sono lungi dall’avere certezza di continuità per i prossimi appuntamenti di BCE.

Italia già parecchio sotto il 2%

Inflazione nell’area Euro: tutto o quasi secondo aspettative

I dati sono arrivati a poche ore di distanza gli uni dagli altri: ha aperto la giornata l’indice dei prezzi in francia, che conferma le aspettative al 2,1% e al 2,5% per la HICP. Poi sono arrivati quelli spagnoli, che hanno confermato inflazione per il Paese iberico al 3,4% e poi sono arrivati, a chiudere una mattinata molto intensa sul fronte dei dati macro, quelli italiani.

Dati italiani che continuano a essere la vera anomalia per quanto riguarda l’area euro: inflazione classica anno su anno allo 0,8%, contro previsioni che la davano in rimbalzo all’1%, e inflazione mensile allo 0,1%, contro lo 0,2% attestato dal consenso delle previsioni. Una situazione di anomalia all’interno di un’area di mercato e monetaria unita e priva di barriere e che sarà materiale sia per ulteriori approfondimenti da parte degli economisti, sia invece di appassionati scontri politici sulle future decisioni della Banca Centrale Europea in termini di tassi.

La divergenza tra Italia e Spagna – e in verità anche tra Italia e il resto dei paesi dell’area euro, rimane considerevole, tenendo anche conto del fatto che suddetti paesi sono tutti quelli dell’area euro e che dunque utilizzano la medesima valuta.

Lo scenario più probabile in questo momento è che continueranno a montare le motivazioni di uno scontro politico all’interno di BCE, anche tramite i rappresentanti delle banche centrali nazionali, sulla prossima scelta in termini di tassi. Christine Lagarde è stata relativamente chiara nel voler aspettare dati consistenti per decidere un altro taglio. Ora i dati ci sono, e sono così divergenti da spingere verso posizioni opposte i diversi paesi membri.

L’Italia rimane un’isola felice per quanto riguarda l’inflazione

Oggi dati importanti dagli USA

Oggi sarà il giorno di un altro – importante – indicatore che arriva dagli USA. Arriveranno infatti i dati sul PCE, indice ritenuto il più importante da parte di Federal Reserve al fine di valutare l’andamento dell’inflazione. Sarà dunque un dato decisivo per capire quali potrebbero essere le prossime mosse di Federal Reserve, mosse che eventualmente, nel caso di dato più basso delle aspettative, potrebbero trasformarsi in un’altra freccia all’arco delle colombe all’interno di BCE.

Nella confusione più totale che regna da entrambi lati dell’oceano, l’unica certezza è che l’inflazione – fatta salva l’Italia – si è rivelata essere un mostro molto più difficile da battere. Se prima diverse banche centrali ne negavano la possibilità di arrivo, ora sono costrette a giocare d’attesa per un livello dei prezzi che non sembrerebbe volerne sapere di tornare verso il 2% in modo forse non rapido, ma quantomeno sostenuto. Problemi importanti con i quali dovranno continuare a fare i conti.

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