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Attacco missilistico dell’Iran su Israele, i mercati asiatici crollano. Il petrolio sale

I mercati asiatici crollano a seguito dell’attacco missilistico dell’Iran contro Israele. Il petrolio sale per i nuovi rischi approvvigionamento.

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L’attacco missilistico dell’Iran su Israele ha avuto un impatto immediato sui mercati asiatici, che sono crollati. Anche Wall Street è stata caratterizzata dalle vendite. Il petrolio, invece, è salito per i timori relativi al rischio delle interruzioni dell’approvvigionamento.

Gli investitori hanno deciso di puntare a degli asset più sicuri, cercando di mantenere bassi i rendimenti dei titoli del Tesoro USA rispetto all’ora asiatica, mentre l’oro non è rimasto lontano dal massimo storico.

Il dollaro è stato scambiato vicino al suo massimo da tre settimane a questa parte rispetto all’euro. Anche la macroeconomia ha sostenuto la valuta statunitense, con un mercato del lavoro negli Usa resiliente che sostiene un taglio più piccolo dei tassi di interesse della Federal Reserve a novembre e le tendenze dell’inflazione nella zona euro che sostengono un allentamento della Banca centrale europea questo mese.

Attacco missilistico dell’Iran su Israele: come si muovono i mercati asiatici

Il Nikkei è crollato del 2%, mentre il KOSPI della Corea del Sud è sceso dello 0,6%. Ha brillato, invece, l’Hang Seng di Hong Kong registrando +6%, spinto dagli stimoli economici di Pechino, che hanno contribuito a sostenere il sentiment.

A beneficiarne è stato anche l’indice più ampio MSCI dell’Asia-Pacifico, che ha registrato un +0,6%, nonostante il sentiment degli investitori sia generalmente fragile.

I mercati della Cina continentale sono rimasti chiusi per la settimana di vacanza della Golden Week. Le contrattazioni a Taiwan sono state sospese a causa di un tifone.

I futures sull’indice azionario statunitense S&P 500 si sono indeboliti dello 0,15%, dopo che l’indice cash ha perso lo 0,9% durante la notte. Ma i futures paneuropei dello STOXX 50 hanno registrato un rialzo dello 0,4%.

Chris Weston, responsabile della ricerca presso Pepperstone, ha spiegato che nella catena di potenziali shock di volatilità del mercato, la geopolitica solitamente prevale sull’economia, sugli utili aziendali o sulla risposta della banca centrale, in gran parte perché la maggior parte degli operatori di mercato non è in grado di valutare il rischio legato a questi eventi.

Weston ha aggiunto che mentre questi eventi si riconciliano tipicamente in modo positivo per il mercato, il rischio di coda che possono generare è chiaramente significativo. La situazione rimane fluida e il minimo calmante o l’aggressività aumentata nella retorica da parte di Israele o Iran potrebbe avere un impatto considerevole sul sentiment nei mercati.

Cosa sta accadendo in Medio Oriente

L’Iran ha dichiarato che il suo attacco missilistico contro Israele è terminato, salvo ulteriori provocazioni, nonostante Israele e gli Stati Uniti abbiano promesso rappresaglie.

I future sul greggio Brent hanno guadagnato l’1,5% a 74,66 dollari al barile, estendendo l’aumento del 2,5% di martedì. I future sul WTI statunitense sono saliti dell’1,7% a 71 dollari al barile, dopo il rally del 2,4% di martedì.

Tony Sycamore, analista di IG, ritiene improbabile che Israele possa attaccare i giacimenti petroliferi iraniani, poiché una mossa del genere farebbe probabilmente salire i prezzi del petrolio verso gli 80 dollari, scontentando gli alleati di Israele, che stanno facendo passi da gigante contro l’inflazione. Secondo Sycamore sono più probabili attacchi strategici israeliani contro fabbriche di armi critiche e obiettivi militari.

In una situazione del genere, secondo Tony Sycamore, c’è speranza di un ritorno al conflitto ombra più contenuto che ha caratterizzato la maggior parte dell’anno scorso tra Israele e i delegati regionali dell’Iran.

L’oro ha ceduto lo 0,3% a 2.654,27 dollari l’oncia, dopo un balzo di oltre l’1% nella sessione precedente che lo aveva portato vicino al massimo storico del mese scorso a 2.685,42 dollari. I rendimenti dei titoli del Tesoro decennali di riferimento sono scesi di circa 1 punto base (bp) al 3,7353%.

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