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Bagno di sangue per le azioni cinesi. Morgan Stanley lancia l’allarme
Ci sono dei problemi in Cina. La cosa non dovrebbe essere una notizia per i lettori di TradingOnline.com – dato che alle nubi che si addensano sui cieli di Shanghai e Pechino è stata data ampia copertura sulle pagine di questa pubblicazione. La sessione di venerdì, che ha visto la borsa di Shanghai toccare perdite per oltre lo 0,7% merita però un ulteriore approfondimento, in particolare perché si era diffusa – erroneamente – la convinzione che i risk asset cinesi fossero vicini al bottom o che ne avessero addirittura già trovato uno. Non è così, almeno a guardare i movimenti odierni.
Le preoccupazioni sono moltiplicate esponenzialmente dal mancato pagamento di cedole da parte di Country Garden – situazione che sembrerebbe pronta a evolversi per il peggio e da un rallentamento dell’economia cinese, che pur avendo fatto registrare dati migliori delle aspettative, è comunque fonte di ansia per chi investe sulla piazza di Shanghai. Nel frattempo diverse banche d’affari avvisano gli investitori che potrebbe non essere finita qui – e che di bottom si potrà parlare con certezza soltanto tra molti mesi.
A nessuno piacciono più le azioni cinesi
I diversi interventi spot del Partito e delle sue ramificazioni economiche non sembrano aver arginato l’emorragia. L’economia cinese versa in pessime condizioni, pagando l’esplosione della bolla immobiliare, una domanda globale che segnala recessione e più in generale problemi strutturali che Pechino non potrà risolvere con interventi estemporanei. Le borse rispondono facendo segnare un altro importante calo, con il quale si chiude una settimana, per le azioni cinesi, certamente lontana dai fasti di un tempo.
Sotto la lente di ingrandimento rimane la situazione – pessima – dei principali real estate developer del paese: Evergrande ha annunciato una revisione del piano di ristrutturazione che sarà proposto a fine ottobre a Hong Kong ai creditori. Country Garden non sembra in grado di fare fronte ai pagamenti dei propri bond e non sembra che le misure di Pechino (tra le quali una riduzione dei tassi sui mutui anche in corso) possano risollevare un settore che è alla proverbiale canna del gas.
L’avviso di Morgan Stanley: occhio a comprare il dip delle azioni cinesi
I trader con una certa esperienza ci ricordano – sempre troppo poco, forse – che non è il caso di cercare di afferrare i coltelli che cadono. Morgan Stanley sembrerebbe essere della medesima opinione: mentre i fondi stranieri si ritirano dall’economia cinese a ritmi mai visti prima, una delle più importanti banche d’affari segnala che non è il caso di ritenere il bottom in, ovvero il raggiungimento del minimo che le borse cinesi potrebbero raggiungere in questo ciclo.
I fondi hanno inoltre accelerato le vendite di azioni cinesi all’aggravarsi della situazione geopolitica – con quanto sta avvenendo in Israele che continua a preoccupare anche altri mercati – segno che l’apparente scarso interesse di Pechino per il conflitto non sta comunque permettendo alla sua economia di mettersi al riparo.
Da 3 mesi gli outflow dei capitali stranieri sono maggiori degli inflow, con giovedì 19 ottobre che è stato il più grande outflow degli ultimi 2 mesi. Si è perso anche, come ricorda sempre il report di Morgan Stanley, anche un livello ritenuto soglia psicologica importante per l’indice più rilevante delle borse cinesi.
E mancano, in aggiunta, soltanto 10 miliardi di dollari di outflow per rendere l’anno negativo per le borse cinesi in termini di investimenti stranieri. Si tratterebbe del primo anno dal 2016 con un risultato di questo tipo.
Mentre continuano anche le preoccupazioni sulla tenuta dello yuan, la cui difesa costringerà Pechino a decisioni difficili e costose, il momento per le azioni cinesi sembra essere il peggiore da diversi mesi a questa parte.