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Bank of Canada: tassi fermi. USD/CAD si ferma, ma solo per ora
La Banca Centrale del Canada ha deciso di non operare modifiche ai tassi di interesse, che rimarranno al 5,00% almeno fino al prossimo incontro. Una decisione che in realtà non ha stupito nessuno, dato che era stata ampiamente anticipata tanto dagli analisti quanto dai mercati. Si tratta della seconda pausa in successione per la BoC, che si è dichiarata relativamente ottimista nel cammino per il ritorno su livelli di inflazione più consoni e più vicini al 2%.
I rialzi dei tassi che sono arrivati in Canada sono stati tanto ripidi quanto quelli negli USA e starebbero sortendo gli effetti sperati. L’economia rallenta, il mercato del lavoro si indebolisce e più in generale ci sono tutti i segnali per un rallentamento dell’inflazione. Rallentamento anche per gli investimenti, con tutto che dunque potrebbe tornare al suo posto senza la necessità, almeno per questa tornata, di alzare ulteriormente i tassi.
USD pimpante contro CAD, per poi rientrare
La decisione, abbiamo detto in apertura di questo approfondimento, è stata di quelle telefonate. Tutti si aspettavano un’altra pausa, in molti si aspettavano toni però forse più hawkish nel comunicato di accompagnamento alla decisione. USD guadagna circa lo 0,30% mentre viene redatto questo approfondimento, pur avendo fallito la rottura al rialzo del trend, con il rimbalzo immediato di CAD che lo ha riportato sotto lo 1,38 contro USD.
A pesare sono state con ogni probabilità le parole, dicevamo, della BoC nel comunicato che ha rivelato al mondo la decisione. Le forze della domanda e dell’offerta si stanno riequilibrando (e anche questa ci sembra di averla sentita altrove) e arriveranno a chiudere un gap che ha causato problemi ai livelli dei prezzi pressoché ovunque. Ci vorrà comunque del tempo per tornare in area 2%, in particolare se il contesto economico globale dovesse peggiorare e se dovessero arrivare potenziali problemi alla supply chain globale dall’allargarsi del conflitto in Israele.
I trader credono poco ai toni utilizzati da BoC
L’altra parte del comunicato è tornata su toni parecchio hawkish, che segnalano la possibilità di intervenire di nuovo con rialzi dei tassi nel caso in cui dovessero verificarsi condizioni che richiedano ulteriori strette. Toni piuttosto minacciosi e in linea con i precedenti tenuti da BoC, ai quali però i mercati hanno smesso, almeno apparentemente, di credere. Tant’è che l’outlook USD/CAD rimane rigorosamente long, nonostante la prima reazione alla lettura del comunicato sia stato il contenimento della fuga del greenback.
Anche in Canada, inutile girarci intorno, si continuerà a decidere meeting per meeting, con lo spazio di manovra che si fa sempre più angusto, date le preoccupazioni che arrivano dall’andamento delle economie. Le previsioni sul PIL per il 2023 e per il 2024 sono state già riviste al ribasso e è a questo punto difficile che BoC possa muoversi ancora in senso hawkish senza colpo ferire.
Dollaro USA ancora tra i più forti
Per il Dollaro USA, che è stato il vero protagonista di questa stagione valutaria, permane un outlook positivo contro il grosso delle altre valute. A pesare ancora una volta la maggiore credibilità di Federal Reserve, già avanti nel percorso di politiche monetarie restrittive e forse l’unica delle grandi banche centrali che ha ancora in canna un possibile rialzo dei tassi.
Per le altre i trader e i mercati sembrano aver già decretato la fine della stagione del rialzo dei tassi – con al massimo lo scarico degli asset che le banche centrali hanno accumulato come misura restrittiva residua.
Niente novità dal Canada, con gli effetti annuncio che si fanno sempre più spuntati. Sarà una lezione anche per Francoforte, a patto che ci sia qualcuno nella capacità di ascoltarla. In altre parti del mondo si potrà fare diversamente.