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Bank of Japan discute di normalizzazione con un occhio allo yen. Ecco i verbali della riunione di aprile
La coperta è troppo corta anche a Tokyo. Secondo i verbali diffusi poco fa e riguardanti la riunione di Bank of Japan di aprile, si è discusso riguardo la possibile accelerazione del percorso di normalizzazione dei tassi di interesse, anche al fine di tutelare lo yen sulle piazze internazionali. Questo anche al fine di disinnescare eventuali effetti sull’inflazione che potrebbero arrivare proprio da uno yen eccessivamente debole. E questa è la notizia principale. Rimane comunque, quello di BoJ e dei suoi membri, un atteggiamento attendista.
Si è parlato, a quanto parrebbe dai verbali in modo diffuso, di un possibile intervento già a luglio, possibilità però almeno in parte disinnescata dalle ultime uscite pubbliche di Kazuo Ueda, governatore appunto di Bank of Japan, che continua a fare dell’attendismo la sua cifra distintiva. Non si potrebbe fare altrimenti, in una situazione, quella del Giappone, che rimane senza ombra di dubbio la più complessa tra le economie sviluppate. Oltre alle questioni che attanagliano tutti, si aggiunge infatti quella di uno yen ancora fondamentalmente debole e di una crescita che latita, cosa che complica un compito in verità già parecchio ingrato.
Bank of Japan dovish, ma pensa(va?) di intervenire già a luglio
O forse è il caso di dire che pensava. Gli ultimi dati e le ultime evoluzioni dei fondamentali macro per il Giappone sembrerebbero infatti aver già rimandato questa possibilità. I temi principali all’interno di Bank of Japan rimangono due: da un alto chi preferirebbe segnali più chiari dai dati che riguardano PIL, inflazione e più in generale l’andamento dell’economia giapponese e chi invece vorrebbe un piano di ritorno alla normalità per i tassi più graduale, che fondamentalmente si disinteressi delle minuzie che arriveranno appunto da questi dati. Le due posizioni sono inconciliabili, con la seconda che potrebbe essere destinata a soccombere.
Questo non però secondo quanto si legge dai verbali della riunione di aprile, dove la discussione sulla possibilità di agire sui tagli anche al fine di disinnescare la debolezza strutturale dello yen c’è stata. Tuttavia vanno comunque ricordate altre questioni che si sono presentate tra questa riunione e oggi. C’è stato un intervento a mercato di BoJ che ha confermato come la questione sia inerente i fondamentali (e non la speculazione) e come in realtà sarà difficile invertire il trend dello yen senza che tali fondamentali cambino, ovvero finché il differenziale tra i tassi in Giappone e negli USA sarà così ampio.
Bocce cucite. E quando non lo sono…
Quella del Giappone rimane una delle situazioni più imperscrutabili: a porte chiuse (che poi comunque finiscono per aprirsi tramite i verbali) si può discutere di tutto. Si può discutere però meno in pubblico, con le apparizioni in conferenza stampa da parte di Kazuo Ueda che in genere disinnescano qualunque lettura chiara della situazione. Puntare sullo yen rimane da un lato materia per specialisti, dall’altro una situazione ideale per gli shorter che leggono, chiaramente, in ogni tentennamento di BoJ un’ulteriore fonte di debolezza per la divisa nazionale.
Sic transit gloria mundi, verrebbe da dire, per quella che storicamente è sempre stata una valuta rifugio durante i momenti di massima turbolenza dei mercati e che ora invece si conferma essere uno dei grandi malati di un mondo valutario impazzito o quasi. Un mondo al contrario? Forse no, ma finché chi è al timone non indicherà la via, è difficile che la deriva si arresti.
Sarà per la prossima riunione, per i prossimi dati e per le prossime novità, a patto che Kazuo Ueda cambi ritmo e cambi toni, permettendo ai mercati di leggere come maggiore chiarezza i suoi intenti per il futuro.