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Barclays: serve crollo mercato azionario per aiutare mercato bond

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L’unica possibilità di salvare il mercato dei bond è un crollo verticale del settore azionario. Questa è l’opinione che è stata diffusa da Barclays, a commento di una situazione grave per i bond, con il comparto che continua il trend negativo. I rendimenti quasi al 5% per bond ritenuti storicamente affidabili, come le Treasuries a 10 anni, preme sui mercati e innesca tensioni e preoccupazioni che non si vedevano da tempo. L’effetto a catena è servito: con le Treasuries che performano male, il resto del settore dei bond sovrani non se la passa meglio.

L’unica medicina possibile, che nessuno però sembrerebbe essere in grado di somministrare, dice Barclays, sarebbe un crollo del settore azionario che finirebbe per rendere gli asset a rendita fissa come i bond più appetibili. Mancano compratori, per intenderci, e questa volta non potranno intervenire le banche centrali, che al contrario stanno inondando il mercato di bond accumulati durante l’ultimo ciclo espansivo in termini di politica monetaria.

Per Barclays servirebbe un crollo imminente nel comparto azionario

Crisi per i bond: le azioni possono dare una mano

La lettura di Barclays è la seguente: è chiaro che manchino compratori sul mercato dei bond, nonostante il livello dei rendimenti sul mercato secondario si sia fatto molto interessante. I decennali USA hanno toccato quasi il 5%, ma non esisterebbe un livello preciso al quale tali prodotti finirebbero per diventare attrattivi per i mercati. Servirà pertanto un crollo del settore azionario, che renda molto meno appetibili gli asset di rischio, a favore di fixed income che nonostante i rendimenti alti continuano a essere poco appetibili.

Una lettura apocalittica, che però a nostro avviso è frutto anche dell’elaborazione di un modello superfisso che difficilmente sarà confermato, eventualmente, dalla realtà. Un crollo verticale del valore dell’azionario renderà le azioni più appetibili, e non è detto che una parte importante dei fondi e dei gestori si dirotterà verso asset a rendimento fisso, i cui rendimenti fissi saranno comunque influenzati dalla domanda e dall’offerta. Difficile per il momento trovare una soluzione, se non in una riduzione del costo del capitale e dunque dei tassi di interesse che vengono praticati.

Azionario sotto accusa: ma in realtà nessuno può fare nulla

Finché qualcosa si romperà

È stato il mantra di Jerome Powell nel corso delle ultime conferenze stampa: non è chiaro cosa si debba rompere per spingere Federal Reserve a tornare sui suoi passi e a allentare un po’ la presa sulle politiche monetarie restrittive. La pista di atterraggio – ammesso che il soft landing sia ancora una priorità – si fa sempre più corta e non sembra ci sia una soluzione semplice al problema. I prossimi dati sull’inflazione saranno di estrema importanza, perché potrebbero mandare il segnale che il mercato aspetta: un ci siamo quasi che anticiperebbe quantomeno uno stop ai rialzi dei tassi.

I principali banchieri centrali hanno per ora tenuto una doppia posizione: da un lato hanno dichiarato che è stato fatto già molto per contenere l’inflazione. Dall’altro invece hanno ricordato che il cammino potrebbe essere ancora lungo, segnalando ai mercati che c’è poco di cui entusiasmarsi. Il mercato azionario per il momento, fatta eccezione per il periodo tra luglio e ottobre, non sembrerebbe aver seguito granché queste indicazioni, facendo registrare performance piuttosto buone nel corso del 2023.

Barclays potrebbe anche avere ragione sulla necessità di un crollo del settore azionario per tornare alla normalità. Rimane però il fatto che nessuno è in grado di indurlo senza colpire anche altri settori dell’economia. Per ora rimarrà pertanto soltanto un wishful thinking che a poco porterà se non a ulteriori discussioni. Gli operatori di mercato seguiranno – come è giusto che sia – la convenienza e la situazione sui bond rimarrà calda ancora a lungo. Questo mentre il settore azionario USA si trova a combattere la più dura delle battaglie.

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