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BCE alza tassi di 25 punti base. Fine del ciclo per gli analisti
La Banca Centrale Europea ha deciso per un ulteriore rialzo dei tassi in area euro di 25 punti base, portando i tassi di riferimento al 4%. Si tratta del livello che molti analisti e banche d’affari ritengono il picco di questo ciclo. La scelta di Francoforte è in contro-tendenza rispetto a quella di Federal Reserve, con la banca centrale degli Stati Uniti che dovrebbe invece procedere con una pausa – probabilmente momentanea – dei rialzi.
Si è trattata della decisione più controversa da quando è iniziato il ciclo di politiche monetarie restrittive di BCE al fine di contenere l’inflazione, in un percorso nel quale BCE e l’Unione Europea sembrano essere più indietro rispetto agli Stati Uniti. Nel frattempo i mercati sembrano essere certi o quasi del fatto che non ci saranno ulteriori rialzi, con uno sparuto 20% che ritiene che potrebbero esserci ripensamenti da parte di BCE.
Ora il tema è: per quanto tempo?
Il tema, almeno a Francoforte, diventa ora il quanto a lungo. Ovvero per quanto tempo in Europa i tassi rimarranno su questi livelli. La sensazione generale è che si sia raggiunto il picco sufficiente per combattere l’inflazione e per riportarla, in tempi ragionevolmente brevi, verso il target del 2%, target che continua ad essere piuttosto lontano.
I mercati hanno reagito con vendite importanti dell’euro contro il dollaro, segnale ulteriore del fatto che i mercati ritengono che questo sia l’ultimo colpo di coda di una BCE che sarà sottoposta a crescenti pressioni politiche, in una situazione generale dell’economia piuttosto preoccupante, date anche le pessime performance della Germania.
Francoforte ha annunciato di essere disposta a tenere i tassi su livelli considerati come restrittivi fino a quando questo sarà necessario. Ovvero che potrebbe essere possibile vedere tassi su questi livelli ancora a lungo, senza che ci siano tentennamenti o pivot prima dell’uscita dalla metaforica palude dell’inflazione.
Preoccupazioni per la crescita
L’ulteriore rialzo dei tassi di interesse in area euro aumenta le preoccupazioni sulla crescita dell’economia europea, preoccupazioni pre-esistenti alla stretta di giovedì sui tassi e che partono da lontano.
La Germania sembra non essere più in grado di rivestire il ruolo di leader e locomotiva dell’Unione, con una crescita che è tra le più basse del continente e con un outlook ancora negativo.
L’ulteriore stretta sui tassi – con gli stessi che potrebbero rimanere su livelli alti ancora a lungo – potrebbero essere un ulteriore problema per le economie dei paesi membri, con il fronte dovish politico che potrebbe presto allargarsi.
Euro ancora in difficoltà
Come visto poche ore fa nella nostra analisi, continuano come da manuale le difficoltà dell’euro, nonostante la scelta di BCE sia in controtendenza rispetto a quella attesa da Federal Reserve.
Difficoltà che continueranno almeno fino a fine anno, almeno secondo i principali analisti. L’aria, a Francoforte, è calda. Nonostante l’estate sia ormai alle spalle e forse anche il picco dell’inflazione.
Occhi puntati tanto su euro quanto sui prossimi dati macro dell’economia europea. Dati che potrebbero o dissolvere una narrativa per qualcuno eccessivamente pessimista, oppure confermare un trend difficile da invertire.
E Washington?
Ci sarà da vedere ora cosa farà Washington. I mercati sono fortemente allineati verso la pausa, che però appunto sarà una pausa, ovvero un’interruzione con ogni probabilità momentanea. Questo nonostante i dati sul mercato del lavoro sembrino indicare un parziale raffreddamento del mercato del lavoro.
Tutto lascia pensare – e con un margine di dubbio molto ridotto – che per settembre Federal Reserve rimarrà a guardare, al contrario di quanto hanno fatto gli omologhi di Francoforte. Situazioni però che dovrebbero riallinearsi entro fine anno.