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BCE seguirà Fed sui tassi | Parla Robert Holzmann: EURUSD stabile
Robert Holzmann, che è parte del Governing Council della Banca Centrale Europea, rivela quello che per molti analisti è il segreto di Pulcinella: la possibilità che BCE intervenga sui tagli prima che lo faccia Federal Reserve. Una non-notizia che è però una conferma importante di quelle che dovrebbero essere – il condizionale è d’obbligo – le prossime scelte di politica monetaria dell’istituto di Francoforte, che governa l’eurozona e che si trova, come le omologhe di Washington e di Londra, invischiata in una difficile lotta contro l’inflazione.
Si tratta, tra le altre cose, di una riedizione di quello che è stato il leitmotiv di tutta o quasi la storia della politica monetaria in area euro: Federal Reserve tende a muoversi in anticipo rispetto a Francoforte, che invece si muove con un certo ritardo e attendendo quanto viene deciso dal FOMC, decisioni che hanno maggiore impatto e che restringono anche il campo entro il quale può muoversi BCE. L’altra notizia, che si può leggere tra le righe, è che difficilmente vedremo mosse a stretto giro: mosse che piacerebbero tanto ai mercati ma che tarderanno a arrivare, in linea con quanto Christine Lagarde ha ribadito ai mercati.
Sarà ancora una volta Federal Reserve a guidare le politiche monetarie di BCE
Non è certamente qualcosa di nuovo. La relativamente breve storia di BCE racconta di una banca centrale spesso allineata, con un certo ritardo, alle decisioni di politica monetaria di Federal Reserve. E per prossimi mesi sarà di nuovo questo il caso. Questo è quanto ha affermato Robert Holzmann, membro del consiglio di governance di BCE e che esprime al suo interno non solo opinioni, ma anche voti che contano. Non c’è nessun debito però di riconoscenza o di autorità: le due aree entro le quali operano le due valute sono altamente inter-correlate e questo vuol dire che ad ogni mossa di Federal Reserve viene imposta, dalla ragione, la necessità di un ripensamento alle politiche monetarie di BCE.
Così come è avvenuto negli ultimi anni, continua Holzmann, probabilmente anche questa volta ci sarà Federal Reserve a muoversi prima e BCE a seguire nella tessa direzione, all’interno di un più ampio intervento tenuto in quel di Gent, in Belgio.
In realtà non c’è granché di nuovo: BCE sembra piuttosto compatta in tal senso e sono poche le voci fuori dal coro che invitano a tagli in anticipo. È il caso di Fabio Panetta, che ha recentemente invitato BCE a non attendere eccessivamente per i tagli, per un ritorno più tranquillo verso tassi più bassi, invece poi di trovarsi a dover tagliare in modo importante con una eventuale recessione alle porte.
Una battaglia anche politica
Per quanto, come ricorda Holzmann, è vero che le due aree, quella dell’euro e quella del dollaro, è altrettanto vero che sono diversi i contesti all’interno di quali operano Fed e BCE. La prima può più facilmente rivendicare una totale indipendenza dalla politica e anche dal dover commentare eventuali attacchi portati dagli stessi politici. BCE si trova invece a operare in un contesto dove qualunque livello del complesso apparato di amministrazione, anche locale, si sente in diritto e in libertà di contestare le decisioni di politica monetaria.
E le pressioni, almeno a Francoforte, si faranno più forti nel caso in cui alcune delle economie che compongono l’area euro dovessero mostrarsi in sofferenza. D’altronde è da quasi 1 anno, da poco dopo l’avvio delle politiche monetarie restrittive, che da diversi paesi arrivano contestazioni dei rialzi ai tassi, nonostante l’inflazione rampante sia stata sotto gli occhi di tutti.
Sarà un periodo complesso, tenendo anche conto della diversa resilienza che Washington e l’Europa stanno mostrando in termini di crescita economica. Mentre monta anche lo scontento per i risultati “finanziari” di BCE.