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Birkenstock: è flop in borsa. -12% nel giorno del lancio
Esordio in borsa da incubo per Birkenstock Holding Limited, con le azioni del gruppo che produce gli omonimi e popolari sandali che ha perso nella prima giornata di contrattazioni oltre il 12% rispetto al prezzo di quotazione iniziale. Un brutto segnale tanto per l’azienda – anche se non è raro vedere esordi così negativi – sia per il trend, già in caduta libera, di nuove quotazioni in borsa del 2023. Se è vero infatti, secondo gli analisti, che il prezzo di offerta iniziale è stato forse esagerato rispetto all’effettivo appetito del mercato per il gruppo, è altrettanto vero che il segnale verso nuove quotazioni sembrerebbe essere piuttosto chiaro.
Il mercato azionario USA conferma una scarsa tendenza tanto alla vivacità per i titoli già quotati tanto per le nuove quotazioni, chiuse in modo certamente rivedibile anche quando a fare il proprio esordio sul mercato è stato un gruppo che oltre a essere finanziariamente interessante è anche ritenuto uno dei più cool – e dei più forti in termini di ulteriore crescita potenziale.
Per Birkestock è un esordio pessimo
-12% nel primo giorno di contrattazione, per un debutto in borsa che è il peggiore da due anni a questa parte per i gruppi che arrivano in borsa cercando di piazzare più di un miliardo di dollari di controvalore. Secondo i dati che sono stati riportati da Bloomberg, sarebbero soltanto tredici le IPO di queste dimensioni, mutatis mutandis e dunque normalizzandole per il valore attuale del dollaro, tra le più di 300 dello scorso secolo ad aver fatto peggio. In altre parole: un disastro. Un disastro del quale però non si può ritenere, almeno secondo gli analisti che seguono da vicino l’evoluzione dei mercati azionari USA, responsabile soltanto Birkenstock.
Il pessimo esordio potrebbe infatti essere segnale di uno scarso appetito per quanto riguarda le quotazioni di nuove società da parte del pubblico e dei mercati americani, forse più preoccupati dalla recessione che affamati di nuove opportunità di investimento.
Il titolo, che era stato proposto comunque a un prezzo che era nella metà bassa del range proposto, ha chiuso le contrattazioni di ieri poco sopra i 40$: per chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno, si tratta di una quotazione complessiva per l’azienda di più di 7,5 miliardi di dollari USA.
Occhi puntati sulle IPO
Si sprecano nelle ultime ore analisi sul meccanismo delle IPO, che sembra piacere sempre meno al mercato statunitense e che potrebbe costringere a questo punto diverse società in odore di quotazione a valutare anche la possibilità di farlo presso altri mercati. Il trend è infatti piuttosto chiaro: le IPO faticano sempre di più a raccogliere investimenti consistenti o per vederla dall’altro lato della barricata, a stuzzicare a sufficienza gli investitori, che hanno risposto sempre o quasi picche alle proposte degli ultimi mesi, con qualche rara eccezione.
Il tutto all’interno di un mese che è stato il più interessante, per le IPO negli USA, dato che ha visto anche la quotazione di ARM, di Instacart e di Klavyo. Non si può però attribuire la responsabilità, ammesso che ce ne sia una, di questo specifico risultato soltanto alle IPO, per quanto il tiro al piccione sull’economia americana raccolga oggi più di qualche consenso.
L’altro dato che invitiamo tutti a considerare è la separazione ormai netta tra gli entusiasmi che vengono raccontati dai giornali, anche quando specializzati, e la risposta poi effettiva dei mercati, risposta che quasi mai ha confermato le aspettative di analisti sempre meno capaci di interpretare il sentiment del mercato. Staremo a vedere se si tratterà di un incidente di percorso per le borse oppure se le valutazioni di base di tale IPO saranno – finalmente – riviste al ribasso. Per le borse USA oggi sarà un’altra giornata complicata, con i dati dell’inflazione che saranno rivelati prima dell’avvio delle sessioni di scambio.