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BMW: -11% in borsa. Crollo dopo revisione obiettivi e recall per 1,5 milioni di veicoli
Continua la maledizione per il settore auto mondiale. BMW perde nella sessione odierna quasi l’11% di capitalizzazione dopo che sono stati diffusi obiettivi annuali ampiamente rivisti al ribasso. Obiettivi che sarebbero stati ridimensionati a causa della necessità di correggere dei problemi al sistema frenante integrato, che costringerà il gruppo a ritardare la consegna di oltre 1,5 milioni di veicoli. Una brutta tegola su un comparto, quello dell’auto, che sta già attraversando un brutto momento a causa di vendite ormai in contrazione e di un minore appetito del grande pubblico per i veicoli elettrici.
Una situazione incresciosa che peggiora ulteriormente l’outlook sul comparto automobilistico europeo e che getta delle ombre cupe sull’intera tenuta dell’economia europea, all’interno della quale il settore auto gioca un ruolo di grande importanza, sia in termini di PIL sia in termini di impiego. Una questione trasversale e che non riguarda soltanto la Germania, ma che tocca anche l’Italia, con i noti problemi di Stellantis e che ha punito anche i grandi gruppi dell’auto francese.
1,5 milioni di veicoli in bilico e BMW affonda
La notizia è delle peggiori. Tra recall e ritardi nelle consegne il problema al sistema frenante di BMW riguarderà circa 1,5 milioni di veicoli. La cosa avrà un impatto enorme sulle previsioni di introiti del gruppo e anche sulla marginalità, che è stata annunciata da BMW in discesa dall’8-10% dichiarato in precedenza ad un più modesto 6-7%. Una notizia che arriva in uno dei momenti di maggiore difficoltà per tutto il comparto auto, schiacciato in diverse aree geografiche dall’importante concorrenza cinese, da problemi sindacali e anche da problemi che riguardano la domanda.
Si prospetta dunque un periodo molto duro anche per uno dei gruppi che sono il fiore all’occhiello dell’industria europea, a poche ore dal report di Mario Draghi che ha contestato, tra le altre cose, la struttura dell’industria europea, un’industria che anche in termini di ricerca e sviluppo è – parafrasiamo – ancora molto dipendente dal comparto auto.
Un comparto auto che non potrà essere però traino per una crescita che in Europa latita e che invece sarà una delle gatte da pelare per i vertici europei e anche per quelli nazionali, a fronte di brutte notizie che non sembrano trovare soluzione di continuità.
Un settore da ripensare?
Intanto da Thierry Breton è arrivato l’altolà alle fantasie di rinvio per il passaggio ad un mondo fatto soltanto di auto elettriche, almeno in Europa. Nonostante molti gruppi, da Volvo a diversi brand giapponesi, sembrino essere molto scettici sulla possibilità di raggiungere certi traguardi, il Commissario Europeo ha tuonato che (per il momento?) si continuerà sul binario già tracciato.
La questione però si è già fatta anche politica e presto potrebbe arrivare ai piani più alti delle autorità europee, dove i possibilisti per il rinvio avranno dalla loro parte una crisi del settore auto come mai se ne erano viste prima in Europa. Una crisi che complica un momento già di grande tensione per quanto riguarda lo stato della manifattura europea. Il problema, per intenderci, non sembrerebbe essere soltanto di BMW.