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BNY Mellon: banche centrali asiatiche pronte a tutela divise nazionali. Venderanno debito USA

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BNY Mellon lancia l’allarme – e interessa anche un andamento del dollaro ancora difficilissimo da decifrare e che segue un trend da inizio 2024 di estrema forza. Secondo l’importante istituto bancario, sono diversi i paesi asiatici che potrebbero decidere di procedere con liquidazioni rilevanti dei titoli di debito USA accumulati al fine di proteggere le loro valute. Una sorta di ultima mossa che è rimasta disponibile sul tavolo per tutta una serie di paesi che stanno soffrendo, in modo importante, la prepotenza del dollaro.

Una prepotenza che probabilmente a Washington avrebbero già ridotto e già evitato da tempo, se non fosse che i fondamentali comandano e continueranno a comandare rigidità in termini di politiche monetarie. Politiche che saranno ancora restrittive a lungo e probabilmente oltre l’estate. Una situazione che costringerà, come avevamo già correttamente indicato qualche giorno fa, diverse delle economie emergenti e non a intervenire a tutela della propria divisa nazionale. E secondo BNY Mellon appunto operando sul mercato dei bond e poi su quello del forex.

Tensioni su mercato USD cresceranno

Costi sostenibili per evitare problemi insostenibili

La teoria di Geoffrey Yu di BNY Mellon potrebbe essere la tessera del puzzle mancante per capire quali potrebbero essere i movimenti ai piani più alti dei mercati monetari. L’antefatto dovrebbero ormai conoscerlo tutti, almeno tra coloro i quali si occupano con una certa regolarità di forex.

Nessuno si aspettava un dollaro così forte così a lungo (un po’ come i tassi di interesse elevati dei quali questa situazione è diretta conseguenza). E un periodo di stress di questa caratura inizia a farsi sentire, soprattutto nelle economie emergenti. Non solo il Giappone dunque, come ricorda Yu di BNY Mellon, ma anche le dinamiche economie del sud est asiatico e più in generale dell’area del Pacifico, che potrebbero essere pronte a liquidare una quantità importante di debito USA che detengono appunto a scopo di riserva, al fine di intervenire direttamente a mercato a tutela delle proprie divise nazionali.

È quanto in realtà avrebbe già fatto a più riprese il Giappone, per una strategia che però in molti tra gli analisti ritengono di respiro eccessivamente breve. È quanto presto potrebbero fare però tutte o quasi le altre banche centrali asiatiche, che condividono un mal comune che non vale però soltanto mezzo gaudio. I prezzi stellari del dollaro trasmettono inflazione e difficoltà, in particolare per le economie che sono fortemente dipendenti anche per le produzioni interne da import.

Anche banche centrali di paesi emergenti pronte a intervenire

Anche Washington dovrà farsi qualche conto

Washington ha dominato in lungo e largo questa stagione del Forex, con le decisioni di Federal Reserve e FOMC che non hanno potuto che trasmettere i loro effetti in tutto il globo. Potremmo però essere agli sgoccioli di questa (involontaria) egemonia. Federal Reserve, per quanto la cosa sia al di fuori del proprio mandato, dovrà forse preoccuparsi anche della situazione descritta egregiamente da Yu di BNY Mellon poco sopra.

Con conseguenze che saranno anche per il mercato dei bond, che rimane un termometro importante delle aspettative che il mondo ha delle prossime evoluzioni anche di politica interna negli Stati Uniti. Sarà infatti un anno elettorale che però poco – almeno per la maggioranza degli analisti – dovrebbe cambiare in termini tanto fiscali, quanto di emissione del debito e dunque di riflessi potenziali sul forex.

Ci si aspetta, a prescindere da chi la spunti nell’elezione delle elezioni, ancora una politica economica piuttosto lassista, poco attenta ai conti e molto ghiotta di debito. Una situazione che però dovrà fare i conti con eventualmente quanto descritto magistralmente da Yu: la possibilità che qualcuno inizi a ritenere sacrificabili certe esposizioni verso il debito USA. Una possibilità le cui chance crescono a vista d’occhio e a ritmo serrato.

BNY Mellon lancia l’allarme – e interessa anche un andamento del dollaro ancora difficilissimo da decifrare e che segue un trend da inizio 2024 di estrema forza. Secondo l’importante istituto bancario, sono diversi i paesi asiatici che potrebbero decidere di procedere con liquidazioni rilevanti dei titoli di debito USA accumulati al fine di proteggere le loro valute. Una sorta di ultima mossa che è rimasta disponibile sul tavolo per tutta una serie di paesi che stanno soffrendo, in modo importante, la prepotenza del dollaro.

Una prepotenza che probabilmente a Washington avrebbero già ridotto e già evitato da tempo, se non fosse che i fondamentali comandano e continueranno a comandare rigidità in termini di politiche monetarie. Politiche che saranno ancora restrittive a lungo e probabilmente oltre l’estate. Una situazione che costringerà, come avevamo già correttamente indicato qualche giorno fa, diverse delle economie emergenti e non a intervenire a tutela della propria divisa nazionale. E secondo BNY Mellon appunto operando sul mercato dei bond e poi su quello del forex.

Costi sostenibili per evitare problemi insostenibili

La teoria di Geoffrey Yu di BNY Mellon potrebbe essere la tessera del puzzle mancante per capire quali potrebbero essere i movimenti ai piani più alti dei mercati monetari. L’antefatto dovrebbero ormai conoscerlo tutti, almeno tra coloro i quali si occupano con una certa regolarità di forex.

Nessuno si aspettava un dollaro così forte così a lungo (un po’ come i tassi di interesse elevati dei quali questa situazione è diretta conseguenza). E un periodo di stress di questa caratura inizia a farsi sentire, soprattutto nelle economie emergenti. Non solo il Giappone dunque, come ricorda Yu di BNY Mellon, ma anche le dinamiche economie del sud est asiatico e più in generale dell’area del Pacifico, che potrebbero essere pronte a liquidare una quantità importante di debito USA che detengono appunto a scopo di riserva, al fine di intervenire direttamente a mercato a tutela delle proprie divise nazionali.

È quanto in realtà avrebbe già fatto a più riprese il Giappone, per una strategia che però in molti tra gli analisti ritengono di respiro eccessivamente breve. È quanto presto potrebbero fare però tutte o quasi le altre banche centrali asiatiche, che condividono un mal comune che non vale però soltanto mezzo gaudio. I prezzi stellari del dollaro trasmettono inflazione e difficoltà, in particolare per le economie che sono fortemente dipendenti anche per le produzioni interne da import.

Anche Washington dovrà farsi qualche conto

Washington ha dominato in lungo e largo questa stagione del Forex, con le decisioni di Federal Reserve e FOMC che non hanno potuto che trasmettere i loro effetti in tutto il globo. Potremmo però essere agli sgoccioli di questa (involontaria) egemonia. Federal Reserve, per quanto la cosa sia al di fuori del proprio mandato, dovrà forse preoccuparsi anche della situazione descritta egregiamente da Yu di BNY Mellon poco sopra.

Con conseguenze che saranno anche per il mercato dei bond, che rimane un termometro importante delle aspettative che il mondo ha delle prossime evoluzioni anche di politica interna negli Stati Uniti. Sarà infatti un anno elettorale che però poco – almeno per la maggioranza degli analisti – dovrebbe cambiare in termini tanto fiscali, quanto di emissione del debito e dunque di riflessi potenziali sul forex.

Ci si aspetta, a prescindere da chi la spunti nell’elezione delle elezioni, ancora una politica economica piuttosto lassista, poco attenta ai conti e molto ghiotta di debito. Una situazione che però dovrà fare i conti con eventualmente quanto descritto magistralmente da Yu: la possibilità che qualcuno inizi a ritenere sacrificabili certe esposizioni verso il debito USA. Una possibilità le cui chance crescono a vista d’occhio e a ritmo serrato.

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