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BoE lascia i tassi invariati. Sterlina crolla a minimi di Marzo
Bank of England decide per una pausa, seguendo quanto è stato deciso ieri dal FOMC a Washington. La sterlina reagisce toccando minimi che non si vedevano da marzo nei confronti del dollaro USA, per un caso che farà scuola. E che sarà un buon esempio per chi vuole capire come funzionino e quanto impattino le aspettative dei mercati sul valore dei singoli asset. Se è vero che Washington e Londra hanno preso decisioni identiche, è altrettanto vero che quanto si aspettano il mercato per i prossimi mesi non potrebbe essere più diverso.
Nel momento in cui scriviamo questa notizia, i mercati stanno prezzando per Londra già incertezza sulla presenza di un prossimo rialzo. Comincia dunque a vacillare – sempre secondo le aspettative dei mercati – l’atteggiamento lacrime e sangue di Bank of England, del quale in realtà già in diversi avevano iniziato a dubitare la scorsa settimana. Tutto questo mentre il Regno Unito si trova a una distanza siderale, rispetto agli Stati Uniti, dalla fine della lotta all’inflazione.
Sterlina giù dopo la decisione di Bank of England
Stessa decisione, risultati opposti. Non è soltanto al dato sui tassi nell’immediato che deve guardare l’investitore in Forex e quanto accaduto oggi ne è, se necessario, ulteriore segnale. Bank of England decide per uno stop – che nessuno però chiama hawkish pause: per i mercati il sospetto è che si sia arrivati a fine corsa e che presto si dovrà tornare a più miti consigli, anche con l’inflazione che è lungi dall’essere sconfitta.
Bank of England, questo è il sentimento comune tra analisti e operatori di mercato, ritiene di aver fatto abbastanza per combattere l’inflazione e crede di essere già in territorio sufficientemente restrittivo per tornare al target del 2%. I rischi però sono sotto gli occhi di tutti: nel caso in cui quanto fatto fino a oggi dovesse rivelarsi insufficiente, c’è la seria possibilità di avere sticky inflation e comunque di non aver aiutato granché la crescita economica.
Apprezzati i toni hawkish di Washington
C’è l’altra faccia della medaglia. L’altro angolo dal quale guardare a questa situazione: Washington si è comportata in modo pressoché identico, pur facendo trasparire la ferma volontà di tornare nel più breve tempo possibile al target del 2% per l’inflazione. Tramite Jerome Powell ha comunicato ai mercati di avere sul tavolo quanti rialzi saranno necessari per essere in territorio sufficientemente restrittivo e di essere disposta – per quanto non si possa dire – anche a rinunciare al soft landing, se questo sarà necessario per fermare l’inflazione.
Cosa che invece non traspare dai discorsi pieni di incertezza tanto di Bank of England, quanto invece della Banca Centrale Europea. Il più in alto più a lungo di Washington è per ora la forza principale che sta agendo sul mercato del Forex. E che secondo gli analisti continuerà a imprimere la sua forza anche fino a fine 2023.
Entra in gioco il differenziale tra tassi
L’altra forza alla quale guardare per le prossime settimane di trading sul mercato del Forex è l’eventuale ampliamento del differenziale dei tassi tra Washington, Francoforte e Londra. Secondo le previsioni, basate sui dati attuali, USD rimarrà dunque in una posizione di forza relativa che per il momento può soltanto aumentare.
C’è poi da considerare la forte incertezza che continua a arrivare dai mercati, dalla crescita globale, dai prezzi dell’energia: sono incertezze che possono modificare rapidamente il sentiment di mercato, aggiungendo del pepe a un trend che ora sembra essere imbattibile – quello del dollaro USA al rialzo. Servirà comunque l’arrivo di altri dati macro per capire la direzione per l’ultimo trimestre 2023, che è ormai alle porte.