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Boeing, giallo su “apparente suicidio” del testimone chiave nel processo sulla sicurezza
Si chiamava John Barnett e avrebbe dovuto rilasciare sabato la sua deposizione nella battaglia legale contro Boeing in tema di sicurezza. Dopo aver lavorato per anni nella società, nel 2017 era diventato apertamente critico nei confronti di come l’azienda gestisca le misure di prevenzione degli incidenti. Così era entrato a far parte del AIR21, una misura legale statunitense che permette ai dipendenti delle compagnie aeree di entrare in un programma di protezione testimoni nel caso in cui riportino problemi sulle misure di sicurezza al governo federale. Per Barnett sarebbe stato il terzo giorno di testimonianze sul tema, ma questa mattina è stato trovato morto nel suo pick-up. Era parcheggiato nell’hotel dove stava alloggiando in attesa della sua deposizione: secondo la polizia, la causa del decesso sarebbe una ferita da arma da fuoco auto-inflitta. Un suicidio improvviso, che nessuno riesce a spiegarsi.
Secondo i legali di Barnett, il loro cliente stava già facendo avanti e indietro tra la sua città in Louisiana e la sede dello studio legale in South Carolina da diverso tempo, in preparazione alla deposizione prevista per sabato. Barnett accusava l’azienda di aver rovinato la sua reputazione e la sua carriera, dopo aver denunciato problemi di sicurezza nei sistemi di assemblaggio degli aerei. Boeing si è detta dispiaciuta dell’avvenimento e ha espresso la sua vicinanza alla famiglia del defunto John Barnett. Il tema è molto caldo, soprattutto considerando i tanti incidenti degli aerei Boeing negli ultimi anni: i più recenti sono quello di Alaskan Airlines a gennaio e quello di Latam avvenuto appena ieri.
Le accuse di Barnett e la scomparsa improvvisa
Nel 2019, John Barnett aveva parlato direttamente con la BBC spiegando che agli operai di Boeing veniva chiesto di installare componenti difettose, pur di rimanere in linea con le date di consegna previste per le consegne dei velivoli. Pochi mesi dopo, il 737 MAX 8 operato da Ethiopian Airlines e il 737 MAX operato da Lion Air sono precipitati, facendo perdere la vita a tutte le persone che erano a bordo. Secondo Barnett, su alcuni aerei della società c’è una probabilità del 25% che le maschere d’ossigeno non funzionino. Tutto questo era stato annotato dai manager dell’impresa e dalla Federal Aviation Administration (FAA), ma nessun’azione fu intrapresa per migliorare la situazione.
In un’altra intervista, questa volta con il New York Times, Barnett spiegava di essere stato ammonito dal suo manager per aver evidenziato i problemi di sicurezza via email anziché a voce. I manager avevano anche chiesto a Barnett, al tempo impiegato come ingegnere per la sicurezza, di muoversi meglio nelle “aree grigie” delle regolamentazioni per passare i controlli con il minimo dello sforzo possibile. Dopo diversi incidenti di alto profilo, però, è diventato impossibile trascurare la voce di Barnett ed è diventato un testimone chiave nelle investigazioni sulle misure di sicurezza di Boeing.
Sequestrata la scatola nera del 787 di Latam
La Nuova Zelanda ha deciso di sequestrare la scatola nera del Boeing 787 operato da Latam che ieri è caduto in picchiata all’improvviso. L’aereo è riuscito poi a riprendere quota, ma solo dopo aver sbalzato in aria i 263 passeggeri e i membri dell’equipaggio. In quel momento, raccontano i testimoni dell’incidente, non era stato dato alcun tipo di avviso sulle cinture di sicurezza o sulla turbolenza. Si pensa quindi all’ennesimo problema tecnico, con oltre 50 passeggeri che ne sono usciti feriti: alcuni hanno addirittura penetrato il tetto della cabina con la testa. L’aereo stava volando tra l’Australia e la Nuova Zelanda, per poi dirigersi a Santiago in Cile. Invece rimarrà fermo presso l’aeroporto di Auckland, dove oltre alle riparazioni si condurrà un’investigazione sull’accaduto. Le azioni Boeing hanno perso oltre il 7% del loro valore dall’inizio della settimana.