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BoJ a tutela dello yen: altro intervento da 13,5 miliardi di dollari?

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La banca centrale giapponese, Bank of Japan, potrebbe essere intervenuta anche venerdì scorso, comprando a mercato yen per un controvalore di 13,5 miliardi di dollari. Nel caso in cui dovesse essere confermato – difficile che accada comunque per vie ufficiali – si tratterebbe del secondo intervento della scorsa settimana, dopo quello molto probabile del giorno precedente, giovedì, per un controvalore superiore ai 20 miliardi di dollari. Nonostante gli interventi a mercati siano mal visti dal Tesoro USA e più in generale dai paesi del G7 ai quali il Giappone si è già rivolto in passato per difendere il valore dello yen, la banca centrale starebbe continuando con interventi importanti in termini quantitativi, ma comunque non duraturi.

Permane la convinzione che basti intervenire a mercato senza preavviso per spaventare fondi hedge e speculatori (almeno nella definizione di Bank of Japan) a sufficienza da far riconsiderare le proprie posizioni. Qualcosa però che per il momento non si è verificato, on lo yen che continua comunque, al netto degli interventi, un trend negativo che lo mantiene su minimi che non si vedevano dal 1990.

Altri 13,5 di dollari polverizzati a tutela dello yen?

Manca, come sempre, la conferma. Le bocche più importanti di Bank of Japan mantengono il massimo riserbo, così come fanno anche i quadri del dicastero delle finanze giapponese. I sospetti però sono forti, e sono corroborati anche dalle analisi dei principali centri che si occupano degli scambi sullo yen. Starebbe pertanto continuando una strategia – per ora senza grossi risultati – che dovrebbe servire a tenere in guardia chi sta shortando lo yen.

L’idea di fondo sarebbe questa: intervenire senza preavviso, talvolta in concomitanza di dati macroeconomici favorevoli allo yen – come giovedì dopo i dati sull’inflazione USA – e farlo senza confermare neanche ex-post su quanto è stato fatto.

Una tattica partorita ai piani alti della finanza pubblica giapponese e che è ormai presenza fissa sui mercati Forex dal 2022 in avanti.

L’intervento sarebbe stato consistente. Saremmo infatti intorno a 2.000 miliardi di yen impegnati, che significherebbero una cifra vicina ai 13,5 miliardi di dollari che sono usciti dalle disponibilità di Bank of Japan per finire sui mercati.

Già in passato era accaduto di vedere Bank of Japan intervenire per due giorni consecutivi a mercato, anche se nella precedente volta, nel 2022, si decise per lasciare l’intervento quantitativamente più importante per secondo.

Speculatori e mani legate

La storia monetaria più recente del Giappone vede da una parte speculatori indicati da Bank of Japan come principali responsabili della debolezza persistente dello yen sulle piazze internazionali. Dall’altro, per i commentatori più cinici, è invece una questione strutturale sulla quale però intervenire sarà difficile.

I mercati si aspettano e comunque desiderano per invertire il trend sullo yen delle mosse decise, anche in termini di rialzi ai tassi, da parte di Bank of Japan. Le conferenze stampa ondivaghe di Kazuo Ueda, governatore della banca centrale, certamente non hanno aiutato a creare aspettative positive sulla possibilità di rialzi anche a breve termine.

E pesa ancora l’ultimo rialzo dei tassi, ritenuto troppo timido da parte dei mercati. Timido sì, ma anche il massimo che si poteva fare con un’economia in difficoltà e che non sta traendo grande giovamento dalla debolezza strutturale dello yen.

Yen che rimarrà la valuta più interessante da guardare sia per chi investe, sia per chi si interessa dei rapporti di forza tra le diverse economie. Quel che è certo, per ora, è che gli interventi a mercato hanno sortito effetti assai contenuti, almeno temporalmente. Chissà se questa volta avrà la meglio una strategia che ormai si ripete a scadenze quasi fisse.

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