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Allarme bond USA: domanda in calo? I risultati dell’asta
Le emissioni di titoli di debito pubblico negli USA procedono a ritmi record dal 2023. È quanto, d’altronde, è necessario per far fronte ad un deficit che preoccupa non poco tanto alcune divisioni della politica quanto i più attenti tra i commentatori della res publica statunitense. Con il taglio ai tassi che ormai si avvicina e con l’appetibilità di certi prodotti che potrebbe, di conseguenza, ridursi, c’è chi comincia ad avere dubbi sulla capacità del mercato di assorbire emissioni così rilevanti, quantitativamente parlano.
Dall’altro lato però – anche se il contesto di tassi alti avrà certamente aiutato – fino ad oggi di questi problemi non se ne sono visti. I mercati sono apparsi come più che capaci di assorbire il debito pubblico USA di nuova emissione, rinforzando poi con la loro capacità di acquisto la tendenza, probabilmente, a spendere in deficit da parte di Washington. La questione tornerà prepotentemente nelle discussioni con l’avvicinarsi degli USA all’appuntamento elettorale più importante di tutti, ovvero quello per l’elezione del prossimo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Diverse opinioni sul futuro del mercato dei bond americani
Il sensazionalismo è ormai di casa anche nelle analisi degli operatori di mercato, che talvolta sembrerebbero esagerare quanto raccontano poi anche ai grandi giornali allo scopo di rendersi memorabili. Ed è questo, almeno a nostro avviso, quanto sta avvenendo nelle ultime settimane, con diversi tra gli operatori di mercato che sembrerebbero aver tirato in modo eccessivo la leva della paura. Ma facciamo qualche passo indietro: il ragionamento di base è che con il taglio ai tassi di interesse l’appetibilità di certi prodotti, come appunto di bond USA, scenderà vertiginosamente. La verità è che i precedenti cicli ci hanno raccontato una storia in verità assai diversa e che dovrebbe essere presa in considerazione.
Come viene ricordato oggi sulle pagine di Bloomberg da parte di Teresa Ho, che è da JPMorgan Chase proprio a guidare la divisione che si occupa dei titoli a breve scadenza degli USA, in realtà la stanchezza della domanda all’interno dei cicli di politica monetaria espansiva finisce per presentarsi soltanto verso la fine del ciclo. E con i rendimenti che rimarranno ancora a lungo sopra il 4%, non ci saranno grossi problemi nel trovare acquirenti per un debito pubblico che, anche in termini di volumi di emissione, continua a farsi sempre più importante.
I fondi money market, che ad oggi valgono 1/3 dell’intero mercato di questi titoli, sarebbero dunque ancora disposti a comprare, senza grossi problemi per gli USA, a lungo.