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California, arriva fine ufficiale a estrazione di petrolio
Un secolo fa, guidando sulle autostrade della California, si sarebbero potuti osservare centinaia di pozzi per l’estrazione del petrolio. Alcuni di questi, ancora oggi che sono inattivi, occuperebbero dei posti di rilievo nella classifica dei più grandi al mondo. Ma ormai tutto questo è solo un ricordo lontano, e venerdì arriverà l’addio ufficiale delle ultime grandi società di estrazione allo Stato del Sole. Un tempo la California era il quarto Stato per produzione di petrolio negli USA, ma da oltre un decennio non si vedono ormai nuovi investimenti in questo settore. Manca solo l’ufficializzazione, che arriverà venerdì quando Chevron e Exxon presenteranno i loro dati di bilancio trimestrali relativi al Q4 2023.
Entrambe le società dovranno eliminare $2,5 miliardi di asset dai propri bilanci, relativi ai loro pozzi ancora presenti in California e ormai spenti da più di tre settimane. Le due aziende avevano mantenuto attive le divisioni locali, nella speranza che un cambio di vento politico potesse portare al permesso di riprendere le attività estrattive. Alla fine questa speranza non si è materializzata, e come previsto dalle normative locali alla fine del 2023 ogni azienda ha dovuto completamente dismettere ogni asset legato all’estrazione petrolifera. Una separazione che ormai era nell’aria, ma che ora verrà ufficializzata di fronte al mondo.
Un addio ufficiale, ma già previsto
La California è storicamente stato uno degli Stati americani con le politiche ambientali più severe, cosa che ha portato Big Oil ad adattarsi di conseguenza. Da circa 10 anni a questa parte, nessuna grande società ha investito in nuova capacità estrattiva -e lo Stato non ha concesso licenze per poterlo fare-. Lo scorso anno, Exxon ha concluso la sua joint venture con Shell . Le due aziende avevano formato questo accordo un decennio prima, nella speranza di poter continuare a estrarre petrolio dal ricco sottosuolo californiano. La partnership era attiva solo per l’estrazione onshore, ma per quanto concerne le attività offshore le cose non sono andate meglio.
Exxon ha provato fino all’ultimo a sforzarsi per convincere l’amministrazione statale a cambiare idea, per lo meno per le piattaforme più distanti dalle coste. Non essendoci riuscita, l’azienda ha dovuto cedere tutti i suoi asset offshore in California. Ad acquisirli è stata una società del Texas, dove invece la regolamentazione è totalmente diversa e addirittura lo Stato non fa affari con le banche che si rifiutano di finanziare l’industria petrolifera. Exxon, il più grande produttore di petrolio degli Stati Uniti, aveva mantenuto i suoi pozzi attivi in California per oltre 50 anni. Per Chevron l’addio è ancora più simbolico, considerando che 145 anni fa l’azienda era stata fondata in California con il suo antico nome di Pacific Coast Oil Co. Anche in questo caso, da anni il management aveva tagliato ogni forma di investimento in nuovi impianti in California.
Una scelta climatica per la California
La California è stata molto dura con l’industria del petrolio nel corso degli ultimi anni, in primis passando la regolamentazione che vieta la vendita di nuovi veicoli a benzina a partire dal 2035. A settembre, in una causa legale contro i principali produttori petroliferi della regione, lo Stato aveva addirittura accusato Big Oil di “avere mentito” ai cittadini per oltre 50 anni. In questa causa, la California cercava di dimostrare l’esistenza di un cartello per manipolare il prezzo del carburante. L’American Petroleum Institute si era immediatamente scagliato contro la California per aver preso questa scelta, dicendo che lo “Stato del Sole” stava mancando di rispetto alla storia dell’industria e dei lavoratori americani. Dopo essere stati ai ferri corti per così tanto tempo, alla fine l’industria petrolifera e la California sono arrivati davvero al capolinea della loro relazione. Non una singola goccia di petrolio verrà più estratta, né onshore né offshore.