lunedì, Ottobre 7, 2024

Il Texas taglia i ponti con Barclays: troppo green

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Da oggi Barclays rischia di non poter più fare affari con lo Stato del Texas, incluso un divieto totale di investire o collocare bond statali texani. Questa è stata la decisione del procuratore generale dello Stato, Ken Paxton, ma per una ragione che può sembrare paradossale: Barclays sarebbe accusata di essere troppo green. La banca inglese non divulga dei dati specifici sulla sua impronta climatica, ma in passato si è detta impegnata a tagliare i ponti con l’industria dei combustibili fossili. In particolare, al COP del 2021 tenutosi in Scozia, Barclays è entrata a far parte di un gruppo di Climate Leaders. Si tratta di un gruppo di società che si pongono da sole dei paletti più stringenti rispetto a quelli di legge, per ridurre la propria impronta ambientale.

Le leggi texane prevedono che una banca non possa fare affari con l’amministrazione statale se è accusata di essere una boicottatrice dell’industria energetica. Essenzialmente Paxton non ha ricevuto da Barclays dei dati che confermino l’impegno della banca a continuare a finanziare l’industria del petrolio, estremamente importante per l’economia del Texas, e dunque ha dovuto inserirla nell’albo delle banche che non potranno più fare affari sul mercato dei bond locali. Considerando che poche settimane fa ad Amsterdam è avvenuto un evento diametralmente opposto, con i manifestanti che hanno invaso un’arteria stradale della città per protestare contro l’eccessivo coinvolgimento di ING negli affari petroliferi, la situazione ha del paradossale.

presentazione della notizia su Barclays che non potrà più fare affari con lo Stato del Texas
Alle banche che non finanziano l’industria delle armi è riservato lo stesso trattamento

Un doppio paradosso per Barclays

Quando Barclays è stata interpellata dalle autorità del Texas in merito al suo coinvolgimento nell’industria petrolifera, la società ha preferito non rispondere. Questo ha causato il primo paradosso: anziché essere accusata di pratiche inquinanti, la società è stata messa al bando dagli affari con i bond texani perché rischierebbe di essere troppo green. Il Texas non vuole fare affari con istituti di credito che boicottano le società petrolifere: non potendo constatare le politiche di Barclays, la banca ha ricevuto il trattamento previsto dalla legge.

Ma in questa storia c’è un doppio paradosso: il fatto che Barclays non abbia risposto, né alle autorità né alla stampa. La banca non ha confermato di stare boicottando l’industria del petrolio, cosa che le avrebbe aperto la porta a un plauso generale dell’opinione pubblica e ad affari d’oro con società green al di fuori del Texas. Sembra quasi che Barclays non abbia risposto proprio perché, se lo avesse fatto, avrebbe dovuto ammettere di avere ancora più legami con l’industria dei combustibili fossili di quanti i suoi clienti e azionisti potrebbero aspettarsi. D’altronde la reazione texana sarebbe stata la stessa, ma la società ne avrebbe guadagnato in immagine di fronte a tutti i mercati in cui una politica green è invece vista di buon occhio. Barclays potrebbe non aver risposto perché, a conti fatti, perdere gli affari in Texas è meno grave che perdere gli affari in tutti i luoghi che applicano una politica opposta.

foto di un pozzo di petrolio in Texas
Il Texas è lo Stato che produce più petrolio negli USA

Non solo petrolio, ma anche armi

La curiosa politica texana non si schiera soltanto contro alle banche che si rifiutano di emettere prestiti alle società coinvolte nell’estrazione petrolifera, ma anche contro tutte le banche che evitano di finanziare l’industria delle armi. Anche in questo caso, le banche che operano questa scelta perdono il loro diritto di fare affari con l’amministrazione pubblica del Texas. In parte sarà una questione di valori, ma è facile vedere una questione economica dietro a tutto questo: il Texas vale il 43% della produzione statunitense di petrolio e il 29% della produzione di gas naturale, con il 9% del PIL dello Stato che proviene proprio dall’industria dei combustibili fossili. E il mercato delle armi sul territorio genera un volume d’affari di $2.7 miliardi ogni anno, spingendo l’amministrazione statale a proteggere questi ricchi mercati.

Alessandro Calvo
Alessandro Calvo
Laureato in Economia Aziendale all'Università degli Studi di Torino, digital nomad e investitore esclusivamente in azioni. Gestore e chief-analyst del portafoglio azionario di TradingOnline.com. "Anche se difficile da ricordare a volte, un'azione in realtà non è un biglietto della lotteria...è la proprietà parziale di un'azienda" - Peter Lynch

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