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Chip: sauditi via da azienda di Sam Altman

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Sì, i chip sono una questione di sicurezza nazionale per gli USA. Oltre alle sanzioni e alle limitazioni che hanno reso difficile per la Cina approvvigionarsi di chip di fascia alta, ora arriva un’altra conferma dell’aria che tira a Washington. Secondo quanto è stato infatti riportato da Reuters, gli USA avrebbero imposto a un fondo venture di Aramco di cedere le proprie partecipazioni nella start up di Sam Altman Rain Neuromorphics, che ha come ambizioso obiettivo quello di produrre chip che siano in grado di replicare, per dirla con toni molto poco tecnici, la modalità di funzionamento del cervello umano.

La società di Altman aveva già raccolto nel 2022 25 milioni di dollari, in un round di finanziamenti che erano stati guidati proprio da Prosperity7, fondo di venture capital che è legato alla saudita Aramco. Il gruppo esce così, per un colpo di mano degli Stati Uniti, dal capitale della società.

Scacco americano ai sauditi

Una questione di sicurezza nazionale

I chip non sono soltanto una questione economica. Sono al centro di una questione politica e di sicurezza nazionale per gli Stati uniti, che tramite il *Commitee on Foreign Investments** hanno obbligato Prosperity7, della saudita Aramco, a liberarsi delle quote di un investimento relativamente recente. Al centro c’è anche uno dei personaggi più in vista degli ultimi anni, quel Sam Altman che è tornato in sella a OpenAI e che guida una delle corporation più importanti del settore intelligenza artificiale. Forse in pochi tra i nostri lettori sapevano dell’impegno di Altman in un’altra società legata all’intelligenza artificiale: si tratta di Rain Neuromorphics, che vorrebbe produrre chip maggiormente in grado di riprodurre il funzionamento del cervello umano.

Tale società nel 2022 aveva ricevuto tramite un round di finanziamenti privati circa 25 milioni di dollari, con Prosperity7 che è stato il gruppo che ha investito di più. Investimento che però ora è stato liquidato con la minaccia delle cattive, a causa dell’intervento dell’agenzia governativa che si occupa di investimenti stranieri in relazione a problemi di sicurezza nazionale.

La notizia è venuta fuori adesso, anche se il fatto si sarebbe verificato in un non meglio precisato momento del 2023.

  • Di cosa si occupa il comitato

Si tratta di un’agenzia governativa, il CFIUS, che ha come compito principale quello di verificare e limitare gli investimenti stranieri in settori che vengono ritenuti dal governo americano come di interesse strategico o comunque attinenti alla sicurezza nazionale. Settore nel quale, non dovrebbe essere un mistero per nessuno, rientrano anche i chip, al centro di uno scontro politico e commerciale acceso anche con la Cina.

Ancora scontri sul tema chip

Limiti anche al Medio Oriente

Mentre le questioni che intercorrono tra Cina e USA sul tema chip sono più che note, lo sono meno quello che contrappongono Washington ai paesi mediorientali. Parte del pacchetto di limitazione alle esportazioni di chip avanzati riguarda anche diversi paesi dell’area, all’interno di un più ampio sforzo per limitare le possibilità di sviluppo di tecnologie AI a paesi che non si ritengono come completamente allineati.

I chip sono dunque anche questione militare e rimarranno con ogni probabilità al centro di decisioni politiche importanti degli Stati Uniti. Non sembra che ci sia, al momento, alcuna possibilità di inversione di queste decisioni, anche e soprattutto se con le prossime elezioni dovesse arrivare un nuovo inquilino, magari di segno repubblicano, alla Casa Bianca.

Per il momento inoltre manca ogni tipo di commento da parte di Sam Altman, pur interrogato sulla questione dalle principali testate USA. Non appena saranno disponibili degli aggiornamenti sul tema specifico torneremo a aggiornarvi su queste pagine.

Nel frattempo occhio anche alle quotazioni del settore azionario più legato ai chip, con la ripresa delle vendite di chip depotenziati che potrebbe incontrare ancora ostacoli.

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