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Cina: arriva il downgrade di Moody’s su outlook. Cosa cambia e perché
Lo temeva anche l’Italia, ma alla fine è arrivato in Cina. Moody’s ha infatti peggiorato l’outlook sulla Cina, passando da stabile a negativo, una mossa che ha già creato un discreto sconquasso sui mercati, in particolare quelli cinesi, e che conferma una situazione non rosea per la seconda economia mondiale. A pesare nel giudizio di Moody’s diverse delle questioni che abbiamo già affrontato negli scorsi giorni su queste pagine, a partire dalla crisi immobiliare e per finire su tante altre problematiche che non saranno di facile soluzione per l’economia di Pechino.
Il debito cinese rimane comunque, per ora, su livello A1 per Moody’s, decisamente buono e che non merita alcun tipo di preoccupazione da parte degli investitori, in una situazione globale che ha visto negli scorsi mesi un downgrade, in quel caso effettivo, del rating degli Stati Uniti d’America. Statisticamente parlando un peggioramento dell’outlook è però risultato, almeno da parte di Moody’s, in un downgrade anche del rating soltanto in un caso su tre.
I problemi della Cina che non possono essere ignorati
Moody’s ha mosso le sue considerazioni partendo da quelli che sono problemi evidenti (e sotto gli occhi di tutti) che l’economia della Repubblica Popolare Cinese sta affrontando ormai da tempo. Il più grave – e forse origine di tutti gli altri problemi – è la crisi del settore immobiliare, con diverse delle principali società del comparto che navigano ormai da tempo in acque decisamente burrascose. Non c’è soltanto questo però a causare preoccupazioni a Moody’s, quelle preoccupazioni che hanno portato l’agenzia di rating appunto a rivedere l’outlook della Cina in senso negativo.
Pesano infatti sulla situazione complessiva anche il grande debito che è stato accumulato dalle amministrazioni locali nonché da una parte rilevante delle aziende che sono sotto il controllo statale: debiti, questi, ai quali si dovrà mettere la mano con il bilancio centrale pena una serie di potenziali fallimenti a catena che potrebbero causare problemi ancora più ingenti all’economia cinese.
Ultimo, ma non meno importante, è anche il pessimo outlook sulla crescita cinese – in forte rallentamento – e una domanda interna che non potrà in alcun modo sopperire alla debolezza della domanda globale.
Una situazione dunque ricca di preoccupazioni e che non promette nulla di buono, motivo per cui appunto Moody’s ha deciso di intervenire con una decisione che ha già fatto discutere, continuerà a far discutere e che avrà anche un impatto possibilmente rilevante sull’andamento dei mercati.
Quanto c’è di narrativa, quanto c’è di realtà
In verità il parere di Moody’s ha soltanto certificato quanto ormai si discute da tempo su tutte le principali testate finanziarie del mondo. La Cina, fino a pochi mesi fa il vero modello di crescita su scala globale, sta affrontando problemi strutturali che saranno di difficile soluzione sul breve periodo, anche quando è presente, come in Cina appunto, un sistema almeno all’apparenza fortemente centralizzato.
Sulla situazione già certamente non ottimale, pesano anche questioni che riguardano la guerra commerciale in atto con gli USA, le difficoltà di approvvigionamento prodotti ad alto tasso tecnologico, la situazione geopolitica andata in frantumi nel corso degli ultimi due anni.
Tutto questo mentre non è chiaro se le economie che sono principalmente clienti della Cina per le sue produzioni riusciranno a evitare una recessione. Si parla, tanto, di soft landing, ma questa, dicono i più cinici, è una caratteristica comune dei periodi che precedono poi un atterraggio tutto fuorché morbido. Nel complesso una situazione certamente non positiva, almeno in termini di outlook, con la Cina che la paga in termini di downgrade. Sarà questo il fondo del barile? Serviranno altre puntate di questa avvincente serie per tirare le somme.