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Cina: centralizzare sviluppo tecnologico | Il nuovo diktat di Xi Jinping
Che sia il frutto della guerra commerciale e tecnologica con gli USA a questo punto conta poco. A contare per i mercati è la nuova presa di posizione del Partito Comunista Cinese, che ha indicato i prossimi sviluppi per quanto riguarda investimenti e decisioni tecnologiche nella Repubblica Popolare. La parola d’ordine sarà la centralizzazione, almeno relativa a quanto si è fatto fino a oggi, con decisioni sempre di più in capo ai vertici del Partito.
È questo il messaggio con il quale le autorità cinesi hanno riaperto l’ordinaria amministrazione dopo la fine delle lunghe festività per il capodanno lunare, festività che però non hanno portato sui mercati l’entusiasmo che ci si aspettava, nonostante dati che arrivano dai consumatori che lasciano sperare bene per un’eventuale ripresa della Cina. Ora però è il momento di tornare a parlare di programmi collateralmente economici, in uno dei settori più caldi per il futuro della Repubblica Popolare, anche alla luce della guerra commerciale contro l’UE e principalmente contro gli Stati Uniti, una guerra commerciale che sta tra le altre cose causando non pochi problemi di approvvigionamento proprio delle merci e dei beni capitali a più alto tasso tecnologico.
Cambio di marcia in Cina: la tecnologia dovrà svilupparsi in modo più centralizzato
L’annuncio, per quanto abbia fatto poco il giro delle testate italiane, è di quelli storici. Il Partito ha infatti annunciato tramite CCTV un incontro guidato dal presidente XI Jinping, che si sarebbe occupato di una nuova strategia per lo sviluppo tecnologico, che dovrà dipendere sempre di più da decisioni centrali e centralizzate. Si tratta, anche per chi non dovesse alla buona riuscita dei propositi di Pechino, di un’ulteriore spinta allo sviluppo tecnologico nel paese, prima preoccupazione di sempre e che è diventata ancora più pressante proprio in seguito all’inasprimento dei rapporti con Washington e – in misura minore – con Bruxelles.
Non sono ancora chiari i dettagli del piano né il contenuto della riunione: quello che è stato fatto trasparire nelle ultime ore è che si procederà con piani di sviluppo che siano più nelle mani del partito e che dipendano di più dalle decisioni, tanto di scelte quanto di allocazione di capitali, prese a Pechino.
Non è chiaro che tipo di controllo il Partito cercherà di esercitare su un’industria che viene ritenuta cruciale per l’avanzamento economico della Cina e che soffre oggi come non mai i rapporti di aperta ostilità con il blocco occidentale.
La fase due di Xi Jinping
Per i commentatori più attenti si tratterebbe di una sorta di fase due del piano di Xi Jinping, che già un anno fa aveva annunciato la necessità di impegno maggiore della Cina per raggiungere una sorta di autarchia tecnologica, scelta però più pratica che ideologica almeno secondo i vertici del Partito, in quanto assolutamente necessaria a non trovarsi più in futuro nelle attuali condizioni.
D’altronde anche negli ultimi mesi si sono inasprite le barriere all’esportazione di chip ad alto e meno alto coefficiente tecnologico proprio verso le aziende cinesi, così come da Washington si è tuonato per impedire anche l’accesso con triangolazioni e altri tipi di trucchi commerciali a determinate merci.
Merci che però sono necessarie, in quanto beni capitali di primissima fascia, allo sviluppo ulteriore di un’economia cinese che viene considerata da tutti il grande malato di questa fase dei mercati globali.
Il piano sembrerebbe essere ambizioso, per quanto dovrà essere valutato una volta che sarà rivelato nella sua interezza. Per ora quel che conta è che la riunione c’è stata e che se ne conoscono i contenuti quantomeno di indirizzo. Contenuti che alzano ancora il livello dello scontro sul campo della tecnologia.