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Cina: dati preoccupanti su manifattura e ordini
L’attività manifatturiera cinese è in caduta libera. I dati appena arrivati da Pechino parlano della più importante contrazione da sei mesi a questa parte, cosa che conferma una situazione cinese interna lontana dall’ottimo e che desta qualche preoccupazione anche sul medio e lungo periodo. Il PMI Manufacturing è sceso a 49, contro le previsioni dei principali analisti che convergevano verso i 49,6, segnale di un rallentamento ulteriore dell’attività economica anche oltre quelle che erano previsioni lontane dall’essere positive.
Di segno opposto l’attività non manifatturiera, sulla quale pesano però recenti interventi in termini di infrastrutture da parte del governo e anche un rimbalzo del settore delle costruzioni, il più in crisi da ormai diversi mesi a questa parte. Nel complesso un outlook non positivo per un paese i cui segnali sono da tempo intermittenti e che il grande capitale sta rivalutando anche nell’ottica della grande crescita, economica e di prestigio, dell’India.
Sotto i 50: mai così male da 6 mesi a questa parte
L’orizzonte temporale di riferimento è certamente breve, ma questo non inficia l’utilità del segnale arrivato poche ore fa e che parla chiaramente di un rallentamento dell’attività manifatturiera in Cina. Un rallentamento importante del recupero economico di Pechino sul quale, a inizio anno, avevano puntato molti analisti e molti fondi in quello che è stato uno degli errori più marchiani dell’intero comparto da inizio anno.
Il momentum di ripresa dell’attività economica cinese sembrerebbe pertanto aver perso propulsione, cosa che potrebbe comandare a stretto giro altri interventi di stimolo. Interventi di stimolo che però potranno funzionare fino a un certo punto: a mancare non è soltanto la domanda interna, secondo gli ultimi dati, ma anche ordini dall’estero, complice una situazione economica in via di degrado anche nei principali paesi partner commerciali della Cina, a partire dalla Germania.
Male anche i più recenti dati sulle importazioni però, segno che il fulcro del problema rimane all’interno della Cina, in un trend di peggioramento delle condizioni e delle aspettative economiche interne.
Ok il settore delle costruzioni, che passa secondo i dati diffusi dal National Bureau of Statistics cinese a 56,9, dopo la lettura in novembre di 55.
Il possibile intervento da parte del governo cinese
Diventa così sempre più probabile – e sempre più pressante – la necessità di intervento da parte delle autorità pubbliche e del governo, per un ennesimo piano di stimoli in controtendenza rispetto a quanto stanno facendo le altre principali economie del pianeta. Mentre a Washington e a Francoforte si rimarrà su livelli di politica monetaria assai restrittivi e si continueranno anche i piani di quantitative tightening, a Pechino sembra ci sia ancora spazio per manovre di stimolo e di iniezione di liquidità.
Manovre che si fanno ancora più necessarie nonostante arrivino segnali positivi appunto dal settore delle costruzioni, che appariva come il più in crisi e che è stato responsabile del cambio di outlook globale sul futuro dell’economia cinese, tanto nel breve quanto nel medio e lungo periodo.
Sull’outlook del 2024 peseranno inoltre diversi problemi di carattere politico che riguardano tanto i rapporti con gli Stati Uniti, quanto quelli con l’Europa. Continua e probabilmente continuerà la guerra con Washington, di carattere commerciale, che sta impedendo l’accesso alla Repubblica Popolare di chip ad elevato tasso tecnologico.
Continueranno anche le tensioni – e le reazioni da parte delle più importanti economie occidentali – relative al settore delle auto elettriche. Tensioni che difficilmente si potranno allentare nel 2024 e che colpiscono anche settori che sono i più rigogliosi dell’economia cinese del presente, nonché i più sovvenzionati secondo le accuse della Commissione Europea. Gli analisti però si sono già sbagliati egregiamente sul futuro della Cina a inizio 2023. È possibile che le profezie di sventura per il 2024 siano altrettanto sbagliate?