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Cina-USA: attriti su veicoli elettrici e industria. Pechino risponde

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La Cina vuole il riconoscimento del ruolo che sta svolgendo sia nel contenimento dell’inflazione sia, cosa probabilmente più importante, nell’evoluzione delle tecnologie che aiuteranno ad abbattere le emissioni. Arriva una risposta, piccata, da parte del vice ministro delle finanze della Repubblica Popolare Cinese, Liao Min, ad un attacco verbale da parte della segretaria del tesoro USA Janet Yellen, che aveva accusato la Cina di eccessi industriali. Commento che non è stato gradito da Pechino che ha appunto mandato in pubblico Liao Min a rispondere.

La Cina, dice il vice ministro, ha svolto un ruolo di contenimento dell’inflazione per decenni, grazie ad un’industria che produce manufatti a costi contenuti rispetto al valore offerto. Questo è quanto ha affidato ad un’intervista durante il meeting del G20 tra i ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali. E non è finita qui, perché la Cina starebbe svolgendo un ruolo fondamentale anche per quanto riguarda il cammino nella riduzione delle emissioni. Ruolo che starebbe ricoprendo grazie all’importante spinta nella produzione di veicoli elettrici.

Beni green? Merito della Cina

Liao Min risponde a provocazione con un’altra provocazione, di carattere certamente intellettuale. Se per Janet Yellen la Cina starebbe peccando di eccessi a livello industriale, il vice al dicastero delle Finanze della Repubblica Popolare ricorda che in realtà il ruolo della Cina – e della sua industria – è stato un altro. E che è stato grandemente positivo per tutto il globo.

Da un lato i beni a basso costo che negli ultimi decenni hanno letteralmente invaso i mercati globali e che avrebbero così offerto una sponda per combattere l’inflazione. Che poi l’inflazione non sia esattamente un problema che si estende su più decenni è altra storia, ma il punto di Liao Min certamente rimane.

Dall’altro lato l’impegno per la costruzione di veicoli elettrici economici, che saranno di aiuto, ricorda il vice alle Finanze di Pechino, a raggiungere gli ambiziosi programmi di taglio delle emissioni fissati per il 2030. Ci sarà, dice il vice-ministro, domanda per 45-75 milioni di veicoli elettrici, che l’attuale capacità produttiva non può supportare. Tutto questo mentre in Europa – vedi qui il piano di incentivi di cui si sta discutendo in Italia – continua a spingere sulle EV pur essendo conscia, almeno secondo l’intendere di Pechino, della necessità di fare di più proprio a livello industriale.

Un botta e risposta che non sarà l’ultimo

Gli attriti, anche verbali, tra Pechino e Washington non sono esattamente una novità. E a prescindere da chi uscirà vincitore dalle urne delle elezioni presidenziali, è per il momento impossibile aspettarsi sia un ammorbidimento dei toni, sia un ritorno a più miti consigli da ambedue le parti.

Gli attriti continueranno anche in termini di contenimento dello strapotere cinese proprio sul settore EV, che Liao Min non ha certamente citato soltanto in relazione alla questione emissioni, ma anche perché al centro di una guerra commerciale globale che vede il gigante di Pechino incontrare la resistenza sia dell’Europa, sia degli USA, per un mercato che sarà certamente cruciale per i prossimi anni, se dovessero essere mantenuti gli importanti piani green del cosiddetto mondo Occidentale.

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