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Citigroup: via ai tagli. Riduzione da 20.000 dipendenti
Anche da Citigroup parte il piano per il ridimensionamento del personale, all’interno di un più ampio piano di ristrutturazione, oggi più che mai necessario dopo le forti perdite fatte registrare nel corso dell’ultimo trimestre. Dati trimestrali che hanno imposto decisioni categoriche e un piano di ristrutturazione che terrà impegnata la grande banca almeno fino al 2026. Il tutto con la speranza, chiaramente dichiarata dal CEO Jane Fraser, che il 2024 sia un anno di svolta per la compagnia. La riorganizzazione colpirà circa 20.000 posti di lavoro sui 239.000 globali.
Nel complesso ci sarà anche una riduzione di circa 40.000 addetti dovuto al listing, come riporta correttamente The Guardian, di Banamex, la divisione consumer e retail sul mercato messicano. Una situazione che vedremo come sarà interpretata dai mercati già alla riapertura delle contrattazioni la prossima settimana, per quanto il peggio per il gruppo dovrebbe essere ormai alle spalle e per quanto piacciano in genere ai mercati i piani di ristrutturazione, in particolare quando così ambiziosi.
L’allarme delle perdite per quasi 2 miliardi di dollari
Le ultime trimestrali di Citigroup non potevano non innescare una reazione veemente da parte del grande gruppo bancario. Perdite per 1,8 miliardi di dollari per il solo ultimo trimestre del 2023. Perdite che sono state in larga parte attribuite alla chiusura delle operazioni in Russia e a esposizioni importanti in Argentina. Questo almeno secondo la narrativa che l’attuale dirigenza vorrebbe far passare, cosa che ridurrebbe buona parte delle perdite ad un paio di eventi avversi – e in larga parte non prevedibili.
La risposta però del gruppo lascia intendere altro: c’è bisogno di una forte ristrutturazione per il gruppo, che secondo l’attuale dirigenza dovrà diventare più snello, più agile e ridurre buona parte della burocrazia che oggi ne rallenta le operazioni sui mercati.
Il tutto mentre permane l’ottimismo sull’andamento dell’economia USA, in odore importante di soft landing nonostante segnali ancora incerti dai mercati. Un soft landing che potrebbe rendere questi ultimi movimenti di ristrutturazione meno necessari sul brevissimo periodo. D’altronde la stessa Citi prevede di terminare il piano soltanto tra due anni, nel 2026.
Una situazione complessa per il settore bancario?
Sembra si stia esaurendo la magia che in genere colpisce il settore bancario in epoche di tassi relativamente alti. JPMorgan ha fatto infatti registrare dei profitti trimestrali inferiori rispetto al trimestre precedente. Stesso discorso per Bank of America, mentre a invertire il trend è Wells Fargo, che però cavalca un piano di ristrutturazione partito in anticipo rispetto a quello di Citigroup.
Rimarrà ora da valutare quanto Citi sia in grado di portare a termine un piano che era stato già ventilato due mesi fa e che ora entra nel vivo partendo appunto dai tagli al personale, che saranno comunque graduali e che dovranno essere effettuati il più possibile in modo chirurgico. Operazione non facile, che si scontrerà anche con centri di potere interni, ulteriore burocrazia e resistenze.
Tagli anche in altri settori
Sono partiti tagli anche da Google, anche qui all’interno di un programma dimagrante per una società che al tempo stesso ha bisogno di liberare capitali per gli investimenti nel nuovo trend dell’intelligenza artificiale.
Investimenti che saranno copiosi e che saranno necessari per recuperare lo svantaggio nei confronti di Microsoft, che sta performando ottimamente sul mercato e ieri ha superato Apple al top della capitalizzazione globale.
Primato poi perso, ma che la dice lunga sullo stato di forma dell’azienda fondata da Steve Jobs: sì, è stata la AI a guidare gli andamenti nel corso del 2023 e sarà probabilmente uno dei temi caldi per il 2024. Sul fatto che possa essere però utile anche altrove, per ridurre posti di lavoro, sarà il mercato ad esprimersi. Per ora ad essere pressanti sono altre questioni, come quella di Citi.