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Continua lo slancio del mercato del lavoro negli USA, ma dà segni di rallentamento
Con i mercati cinesi chiusi per le festività nazionali e nessun dato di grande rilevanza in arrivo dall’Europa, oggi gli analisti sono stati attenti soprattutto alla pubblicazione sui dati del mercato del lavoro negli Stati Uniti. Attualmente il fatto di avere una grande domanda di lavoratori a fronte di un’offerta relativamente bassa pone un quesito importante per la Federal Reserve: è ancora troppo presto per tagliare i tassi? Il timore è che tornare a una politica monetaria espansionista, in queste condizioni del mercato del lavoro, possa essere causa di un nuovo boom del tasso d’inflazione.
I dati di oggi mostrano un lieve aumento delle nuove richieste di sussidi di disoccupazione rispetto alla settimana scorsa: 221.000, contro le 212.000 di sette giorni fa. Anche se le richieste sono in aumento, però, non si possono guardare questi dati soltanto da una settimana all’altra; quando si considera la media storica, rimane comunque una quantità estremamente bassa e indica ancora un eccesso di posti di lavoro rispetto alla domanda. Molto interessante notare che c’è anche un calo delle richieste di sussidi di disoccupazione per chi li stava già ricevendo: in questo caso la cifra scende di 19.000 unità su base settimanale, passando a 1.791 milioni. I dati indicano che è ancora molto facile trovare un nuovo lavoro per chi perde la propria posizione, anche se non semplice quanto due anni fa.
Il mercato del lavoro resta incandescente
Teoricamente, con 221.000 nuove richieste di sussidi di disoccupazione, il numero riscontrato oggi nei dati è superiore alle 214.000 unità previste da analisti e fonti istituzionali. Alcuni economisti, però, ritengono che questo sia semplicemente l’effetto delle festività anticipate di Pasqua: l’evento, che genera un’alta domanda di lavoratori stagionali, potrebbe non essere stato tenuto correttamente in considerazione dai modelli che studiano la fluttuazione della disoccupazione negli Stati Uniti. Teoricamente i modelli cercano di eliminare le fluttuazioni stagionali dai dati, cercando di restituire una panoramica a variabili costanti del mercato del lavoro.
Differenze interessanti nelle aree del paese: il maggior numero di richieste di nuovi sussidi di disoccupazione si registra in California, indicando un livello di assunzioni ancora basso dal comparto tech, mentre si nota un calo importante delle richieste in Texas, Missouri e Georgia. La centralità californiana risulta dunque sempre più messa in discussione dai dati macroeconomici, anche per quanto riguarda l’andamento del mercato immobiliare. Si attendono anche gli effetti della nuova riforma sugli agenti immobiliari, che presto potrebbe dar vita a un trend importante di agenti che rimangono disoccupati.
Rimangono indietro gli operai
Ci si aspettava che il boom dell’intelligenza artificiale portasse a ondate di licenziamenti per i colletti bianchi e favorisse l’impiego degli operai, ma attualmente i dati continuano a raccontare una storia diametralmente opposta: da oltre 12 mesi, il numero di posti di lavoro nelle fabbriche statunitensi non è in aumento e non è in calo. Il governo Biden ha investito centinaia di miliardi di dollari per favorire la costruzione di nuovi impianti produttivi per tecnologie come auto elettriche, batterie, pannelli solari e semiconduttori; gli effetti si vedono su queste filiere, ma le piccole imprese familiari e le aziende manifatturiere legate a settori tradizionali risultano essere invece in forte difficoltà. Tra tassi d’interesse elevati, concorrenza cinese e inflazione, le fabbriche che non beneficiano dei sussidi governativi si trovano a continuare un trend di licenziamenti in corso ormai da oltre un anno.