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Detroit: passi avanti tra General Motors e sindacati. Titolo su
Lo scontro tra sindacati e imprese automobilistiche a Detroit riguarda anche altro rispetto ai salari. Al centro, come correttamente fatto notare dagli analisti, posti di lavoro che ancora non esistono ma che nondimeno interessano i sindacati. Posti di lavoro che saranno centrali nelle trattative che hanno portato alla dichiarazione dello sciopero prima, e al proseguimento dello sciopero poi. Il palcoscenico è quello di Detroit, e dopo un primo atto privo di sorprese, qualcosa si starebbe muovendo. Il fronte – fino a ora piuttosto compatto – delle società dell’auto sta iniziando a sfaldarsi.
I sindacati hanno rinunciato a rincarare la dose in termini di operai coinvolti negli scioperi. Il capo del sindacato Shawn Fain ha citato – come motivazione di questa decisione – passi avanti che si stanno facendo nelle trattative. Passi avanti che riguarderebbero appunto quanto c’è oltre i salari. A partire dalla possibilità di sindacalizzare i futuri lavoratori dell’indotto dell’elettrico.
General Motors è la prima a cedere
La prima delle big three che, secondo il capo del sindacato UAW, hanno ceduto è General Motors. L’azienda ha accettato di inserire nell’accordo nazionale l’inserimento dei futuri lavoratori nel settore delle batterie all’interno del medesimo accordo che è esteso ai lavoratori più diretti nel settore auto. Una soluzione che è stata però, almeno per il momento, concordata soltanto con General Motors, con Ford e Stellantis che non avrebbero ancora ceduto. La questione è fondamentale per i sindacati: escludere i lavoratori dell’indotto del settore EV significherebbe, in pochi anni, rinunciare a una parte rilevante del potere che questi possono esercitare a Detroit.
A livello nazionale la situazione è complessa: non tutti i lavoratori del settore auto sono, negli Stati Uniti, sindacalizzati: la maggior parte dei produttori stranieri non è nelle medesime condizioni di GM, Ford e Stellantis e non lo è neanche Tesla, oggi il più rilevante produttore di auto negli Stati Uniti. Per UAW perdere la possibilità di sindacalizzare i futuri nuovi lavoratori dell’indotto auto, avrebbe significato rinunciare all’influenza che oggi, almeno a Detroit, può ancora esercitare. Manca per ora un commento da parte di General Motors.
Lavori che potrebbero non esistere mai
A Detroit si gioca una partita importante su lavori che però potrebbero non venire mai alla luce. Le tre aziende più sindacalizzate degli States indicano come stretto il percorso che dovrebbe portarle a recuperare la distanza siderale che le separa non solo da Tesla, ma anche da tanti altri produttori esteri. Le tre big del settore auto di Detroit hanno pertanto rifiutato le richieste iniziali dei sindacati, che includevano un aumento salariale del 40% nel giro di 4 anni e diverse rassicurazioni sul mantenimento di certi livelli occupazionali anche quando si sarebbe passati, gradualmente, alla produzione di auto elettriche, con il comparto che continua a aumentare le sue quote di mercato.
Per i sindacati è una partita tripla: gli iscritti attuali chiedono a gran voce aumenti salariali e garanzie sul loro posto di lavoro. C’è poi da costruire una base sindacale per il settore auto del futuro, che non potrà però garantire i medesimi livelli occupazionali, per questioni strettamente tecnologiche. Con ogni probabilità, se i sindacati saranno costretti a cedere su qualcosa, lo faranno sul fronte salari, almeno rispetto alle richieste iniziali. Di contro, per le società del settore auto, quello dei salari è forse il nodo più facile da sciogliere. Sarà molto più difficile impegnarsi a certi livelli occupazionali laddove una percentuale di addetti non sarà più necessaria.
L’aria di accordo almeno con GM ha prodotto già qualche effetto a mercato. Le azioni di General Motors hanno chiuso venerdì con quasi un +2%, a fronte di guadagni presenti anche per Stellantis e Ford, ma più bassi di circa il 50%. I mercati in apertura lunedì attendono altre buone notizie.