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Disastro UPS | 12.000 licenziamenti, ricavi giù, titolo a picco
Ci sono due notizie in una: la prima è che UPS ha annunciato il taglio di 12.000 posti di lavoro. La seconda è che in genere la difficoltà delle imprese della logistica è un buon indicatore di cosa accadrà all’economia nei mesi successivi. Concentriamoci però sulla prima: UPS, una delle aziende più importanti al mondo per quanto riguarda appunto le consegne, ha annunciato il taglio programmato di 12.000 posizioni, cosa che insieme a proiezioni sui ricavi non entusiasmanti, hanno affossato il titolo in borsa.
Le azioni UPS vengono infatti scambiate, nel momento in cui scriviamo, a -8% rispetto ai prezzi di soltanto 24 ore fa, per quanto al contempo si sia approvato di recente anche un aumento, per quanto modesto, del dividendo. Si tratterà, come la chiamano spesso ai piani alti, di una ristrutturazione per concentrare capitale e sforzi sulle questioni che contano a vero. Discorsi in genere piuttosto frequenti anche tra le grandi e grandissime aziende in tempi di recessione o di forte rallentamento dell’economia.
Una ristrutturazione… importante
Si tratterà di una ristrutturazione importante. Da un lato saranno lasciati a casa circa 12.000 addetti. Dall’altro invece si punterà a concentrare le attività e i capitali sul core business dell’azienda. Sembrerebbe infatti pronta a finire in vendita anche la società di brokerage del trasporto gomma Coyote, di proprietà appunto di UPS. Notizie complessivamente dure, che al contrario di altri piani di ristrutturazione annunciati però da altre aziende non hanno incontrato il favore dei mercati.
A pesare sono infatti anche delle proiezioni sui ricavi tra i 92 miliardi e i 94,5 miliardi di dollari, contro le proiezioni medie di Wall Street che si attendevano appunto ricavi per più di 95,5 miliardi. Numeri che non sono piaciuti ai mercati e che hanno pertanto affossato il titolo, tra i peggiori delle contrattazioni di oggi.
Una situazione peggiorata anche dai ricavi scesi del 7,8% per l’ultimo trimestre, anno su anno, anche qui al di sotto, per quanto in modo contenuto, delle aspettative dei mercati.
Una situazione piuttosto grave nel suo complesso, che ha portato ad un fuggi fuggi degli investitori tramite mercati azionari e che apre a diverse considerazioni sul futuro di un’impresa che è tra le più importanti al mondo per il settore di appartenenza.
E torna prepotente il vecchio adagio di Alan Greenspan, che riteneva l’andamento delle società di logistica uno dei segnali più importanti per anticipare l’andamento dell’economia nei mesi successivi. Certo è che per arrivare al fattore Greenspan si dovranno aspettare anche i risultati e i dati delle altre grandi aziende del settore logistico, per quanto ci sia poco da aspettarsi risate a Sparta quando Atene piange.
Proiezioni sui volumi le più preoccupanti
Le più preoccupanti sono forse le proiezioni sui volumi, che poi sono funzione dei ricavi. Ci si aspetta un rallentamento importante per la prima metà del 2024, al quale poi seguirà nella seconda parte dell’anno un tentativo di ripresa. Sono sì proiezioni, che vanno prese sempre con un pizzico di sale e tenendo conto delle incertezze che dominano un’economia che si trova nel suo complesso ad un bivio fondamentale.
La preoccupazione però c’è e si è riflessa in vendite a catena sui mercati azionari e in una performance che ha punito chi non è uscito in tempo dalle posizioni long.
Per quanto riguarda il fattore anticipo del ciclo, ci sarà da aspettare le nuove da FedEX e DHL e anche da altre società del comparto. La preoccupazione c’è – almeno per chi crede nei poteri analitici di Alan Greenspan, che dalla sua ha uno storico piuttosto consolidato.