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Dollaro ancora fiacco. Euro e yen in forte recupero

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Il dollaro torna sui minimi, contro l’euro, di agosto, segno di una debolezza intrinseca della valuta di Washington che dipende, almeno in larga parte, dalle aspettative dei mercati su eventuali tagli dei tassi negli States che potrebbero arrivare prima di quanto indicato da Federal Reserve. Per quanto la corsa del dollaro da inizio anno sembri essere finalmente in difficoltà, gli analisti che guardano al medio e lungo periodo ritengono che serviranno però altri segnali per confermare l’inversione del trend, tanto verso l’Euro, quanto verso altre valute che appaiono come maggiormente in difficoltà rispetto a USD.

La situazione sul mercato del Forex è, in breve, ampiamente dipendente da quanto avverrà in termini di prossimi dati su mercato del lavoro, inflazione e in ultimo di decisioni delle principali banche centrali. Domani martedì 21 novembre saranno diffusi i verbali del FOMC, che potrebbero però indicare, parimenti, poche novità su quanto i mercati già sanno.

USD ancora in difficoltà

Euro lambisce 1,10 contro il dollaro: è finita la corsa del greenback?

Livelli che non si vedevano dallo scorso agosto e che presto potrebbero avvicinarsi al livello di cambio più alto da inizio anno. Il dollaro USA sembra essere effettivamente in crisi, complici le convinzioni che i mercati stanno maturando ormai da qualche settimana. Le politiche monetarie restrittive di Washington non solo sarebbero infatti arrivate al capolinea, ma potrebbero essere invertite a stretto giro di posta. Questo nel caso di letture ancora negative dell’inflazione, nel senso di un valore percentuale più basso, e in caso di dati dal mercato del lavoro e dalla produzione che confermino una difficoltà anche per il mercato statunitense.

Questo mentre è arrivata, da pochi giorni, la conferma sui dati dell’inflazione europea, che si sta avvicinando a grandi falcate al target del 2%, più però per una crisi di domanda interna che per effettiva reazione alle mosse, pur aspre, della Banca Centrale Europea. Si potrebbero scrivere interi manuali di elucubrazioni sul perché e sul come il cambio EURUSD sia tornato a viaggiare verso l’alto, ma la verità è che i movimenti, minuto per minuto, saranno indirizzati dai dati che arriveranno da queste economie.

Questo perché per quanto anche BCE parli di impossibilità di tagliare i tassi prima del secondo trimestre 2024, sono in pochi a credere che sarà poi effettivamente così, in particolare se dovessero inasprirsi le già pessime condizioni di diverse economie dell’Europa continentale, su tutte quelle della Germania.

A condurre le danze però saranno i prossimi dati

Recupero anche dello yen, segno di un dollaro assai fiacco

Anche lo yen giapponese è in netto recupero nei confronti del dollaro USA, con l’ultima lettura dei dati che parla di 148 yen per l’acquisto di un singolo dollaro. Siamo molto al di sotto dei 152 toccati nel corso di novembre, all’esplodere dell’ennesima crisi a Tokyo e all’allentamento della YCC.

Il rimbalzo potrebbe però confermarsi essere un classico rimbalzo del gatto morto, per una situazione di Tokyo che sembra essere ancora lontana dal potersi risolvere. Così come sembra lontano il possibile ritorno dei tassi di interesse in Giappone in territorio positivo, in particolare dopo i pessimi dati arrivati dal PIL.

Per quanto possa essere affascinante sbilanciarsi, oltre alla relativa e momentanea debolezza del dollaro che sta utilizzando il rallentamento dell’economia di Washington come carburante, c’è davvero poco, anzi pochissimo di cui discutere.

Chi si sta sbilanciando in queste ore lo sta facendo più da aruspice che da analista economico.

Sempre sul fronte del dollaro sarà interessante vedere cosa accadrà martedì, alla riapertura dei mercati argentini, cosa succederà al peso e all’idea di Milei di voler dollarizzare l’economia di Buenos Aires. Una questione per ora più di costume che di economia, ma che interesserà nondimeno gli appassionati e gli investitori sul Forex.

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