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Dollaro canadese CAD sotto pressione. Banca centrale verso ritirata
Avevamo già scritto su queste pagine che le previsioni di fine corsa del dollaroci erano sembrate certamente premature. È bastato aspettare un paio di giorni per trovare analisi che effettivamente sostengono questa teoria, per quanto anche Federal Reserve si stia ormai avvicinando al fine corsa previsto per il ciclo di restrizioni di politica economica. Tra i sentiment più disallineati rispetto a pochi giorni fa c’è quello su CAD, il dollaro canadese, valuta che aveva pur avuto un momento di vivacità durante il 2023, in concomitanza con l’avvio del ciclo restrittivo lacrime e sangue per contenere l’inflazione.
Ora che però l’economia canadese è chiaro che si trovi in condizioni certamente peggiori rispetto a quella degli Stati Uniti, sono in pochi pronti a scommettere che il trend – negativo – di CAD potrà invertirsi nel breve periodo. Con buona pace di chi aveva pensato a una ritirata di USD da qui a poche settimane.
La grande partita si gioca tutta sui tavoli delle banche centrali
Sì, saranno come sempre o quasi le mosse delle banche centrali a determinare per una larga parte l’andamento delle divise nazionali di riferimento. Il periodo però è dei più confusi, perché non solo dall’economia USA continuano a arrivare dei segnali contrastanti, ma anche perché non sembra ci siano buone notizie che si possano ricavare sull’andamento delle altre economie. Dell’Europa abbiamo parlato già diffusamente, e per quanto si affannino a Francoforte a dichiararsi pronti a altri rialzi dei tassi, ormai nessuno ci crede.
A Tokyo la situazione è possibilmente peggiore, perché si è finalmente scoperto che se la deflazione è terribile, l’inflazione lo è ancora di più – e rimane poco spazio per fare manovre dopo che per anni Bank of Japan ha cercato di fare micro-managing di debito, rendimenti, interessi e politica monetaria.
Ma torniamo in Canada: la crisi c’è, è evidente, ha portato la locale banca centrale a interrompere il ciclo pur imponente di rialzi dei tassi e ora anche a queste latitudini nessuno sembra disposto a credere nella tenuta dei grandi progetti di politiche monetarie restrittive per contenere l’inflazione. E in una situazione di questo tipo, non possono che esserci dei dubbi sulla tenuta di riferimento, il dollaro Canadese appunto, che già viaggia su livelli che non si vedevano da tempo e che al contrario delle previsioni più cool delle ultime settimane, potrebbe trovarsi a mangiare ancora polvere, almeno in senso figurato.
Occhi ancora puntati sul dollaro, con DXY che perde ma…
Sì, da quando ieri si è pronunciato Jerome Powell il dollaro USA ha subito una flessione, con l’indice DXY – che è di riferimento al dollaro contro un paniere delle principali valute – che è di poco sopra soglia 105. Che questo sia l’avvio di un ritorno verso quotazioni più in linea con quelle pre-estive rimane però tutto da dimostrare.
Sulla divisa canadese nessuno sembra disposto a scommetterci. Si dovrà vedere chi punterà ad esempio long sull’Euro contro USD, puntando indirettamente sul fatto che BCE abbia la forza, anche economica, di tenere la barra dritta in senso economico e soprattutto monetario. Si dovrà poi vedere anche come evolverà la situazione a Tokyo, che nonostante il piano di aiuti all’economia e contro l’inflazione (in maniera invero assai poco ortodossa) non sembra se la stia passando bene.
Rimangono, nel girone delle divise più importanti, il franco svizzero e la sterlina: per il primo c’è oggettivamente maggiore spazio di manovra per la banca centrale, per il secondo, dato che ancora oggi si è fatto pausa a fronte di una situazione ben peggiore degli USA sul fronte dell’inflazione, tornano i dubbi di cui sopra. Il mercato del Forex, per i più audaci, non è mai stato così interessante.