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Un dollaro debole con Donald Trump alla Casa Bianca? Il piano non può funzionare

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Il tema del dollaro eccessivamente forte per sostenere gli export USA è tornato prepotentemente alla ribalta con la scelta di Donald Trump di scegliere come suo eventuale vice presidente JD Vance, che da tempo porta avanti una battaglia per la svalutazione competitiva del dollaro. Il tema è entrato a far parte anche degli ultimi comizi di Donald Trump e sarà uno dei temi più discussi nel periodo che ci separa dalle elezioni di novembre. Le possibilità di vittoria di Donald Trump saranno prezzate short dagli investitori sul dollaro? Difficile, almeno tra coloro i quali – ricorda un editoriale pubblicato domenica 28 luglio su Financial Times – faranno i compiti a casa.

I tentativi di deprezzare il dollaro saranno infatti, parlano gli analisti del giornale – con ogni probabilità di breve periodo, insufficienti e soprattutto controbilanciati da altre politiche economiche che sono entrate a far parte della campagna di Trump. Un Trump che sta già avendo effetti sui mercati, grazie a prese di posizione molto lontane da quelle dell’attuale amministrazione.

Addio dollaro forte?

L’idea di fondo è quella di svalutare il dollaro, parafrasiamo JD Vance, per favorire una sorta di re-industrializzazione degli Stati Uniti. Un tema molto caro al vice presidente candidato con Donald Trump, che ha una storia personale che arriva da quelle che erano le aree più industrializzate degli USA e che che si sono fortemente impoverite con la globalizzazione e con il conseguente aumento degli import manifatturieri.

La ricetta sarebbe quella di avere un dollaro USA più debole, che al tempo stesso sfavorirebbe gli import e favorirebbe le produzioni locali. Tuttavia tra il dire e il fare c’è sempre un proverbiale mare, che in un contesto internazionale di grande debolezza per le altre valute potrebbe rendere impossibile ogni tipo di intervento di questo tipo.

O comunque renderlo inutile sul medio e lungo periodo, dove le forze di mercato finirebbero comunque per restituire la preminenza, al dollaro USA.

Elezioni meno importanti per il Forex?

In realtà tra i più avveduti degli analisti non c’è granché che ci si aspetta dalla vittoria di Trump o di Kamala Harris. Nonostante i proclami in campagna elettorale, sono in pochi a vedere la possibilità di meno spesa a debito e fondamentalmente di grossi cambiamenti per quanto riguarda la politica fiscale.

Il dollaro rimarrà la grande incognita: vi è la possibilità che i mercati reagiscano sul breve seguendo in parallelo le chance di vittoria di Trump. Se queste dovessero salire, il dollaro potrebbe forse risentirne sul breve periodo. Ma oltre quello, sono in pochi disposti a scommettere su un dollaro strutturalmente debole, anche nel caso in cui il prossimo inquilino della Casa Bianca dovesse essere Donald Trump, accompagnato dal suo vice JD Vance.

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