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Dollaro: DXY in rosso dopo settimane | Inversione del trend in arrivo?

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È stata una settimana di relativa ritirata per il dollaro, la prima di un 2024 che era stato invece anticipato dagli analisti come una sorta di anno potenzialmente orribile per la divisa di Washington. Perdite, per quanto contenute, che segnalano il ritorno importante di un appetito per il rischio che ha già fatto orientare gli investitori verso l’azionario. Complice anche una scarsa attrattiva dei bond USA, la settimana che si è appena chiusa verrà ricordata come la prima di questo 2024, fatta eccezione per quella piatta – ma in leggera perdita – tra il primo e l’8 gennaio.

Cambio di trend? Difficile a dirsi per ora. Rimangono infatti sul campo tutte le questioni che hanno comportato una forza relativa importante per il dollaro sulle piazze internazionali e anche di fronte a valute che giocano nello stesso campionato. Dall’inflazione alla possibilità che Fed di conseguenza prolunghi le politiche monetarie restrittive, passando per l’incertezza sul soft landing dell’intera economia.

DXY in rosso per la settimana

Dollaro: DXY in rosso

La settimana che si è appena conclusa verrà ricordata come la prima di ritirata, importante, per il Dollaro USA. L’indice DXY fa infatti registrare la prima candela rossa settimanale da quando si è aperto il 2024. Questo in controtendenza rispetto a quella che era stata l’opinione prevalente sia tra gli operatori di mercato sia invece tra gli analisti: tutti o quasi infatti ritenevano che il dollaro USA avrebbe proseguito il trend negativo avviato a novembre, che ha guadagnato forza durante dicembre e che però è stato invertito in modo importante ad inizio 2024.

Cosa sta succedendo sui mercati? Il dato più importante della settimana sono state le trimestrali di NVIDIA che battendo le previsioni – e il pessimismo sui dati stessi che aveva dominato i mercati ad inizio di settimana – hanno stimolato un appetito per il rischio che si è riflesso, almeno in parte, anche sull’azionario statunitense.

Nel complesso è tornato il buonumore sulle piazze inversamente correlate in genere con il dollaro, nel modo che segue: buone prestazioni di NVIDIA, maggiore appetito per il rischio, minore appetibilità di titoli a rendimento fisso e sicuri come i bond USA. Minore traffico sui bond, minore attrattiva del dollaro. Al tempo stesso a giocare contro il dollaro c’è stata l’evanescenza di una certa narrativa che almeno fino a inizio settimana indicava addirittura come possibile un ulteriore rialzo. Questione che sembra essersi sgonfiata alla velocità della luce.

Per il dollaro è la fine del trend positivo?

La mossa di BCE aiuta il trend negativo?

È stata anche la settimana durante la quale Holzmann di BCE ha rivelato il proverbiale segreto di Pulcinella. A microfoni aperti ha infatti dichiarato che BCE seguirà con un certo ritardo quello che farà Federal Reserve. Questo potrebbe voler dire, per quanto marginalmente, un euro in territorio restrittivo più a lungo di quanto avverrà a Washington, per quanto in tanti, Fabio Panetta compreso, invitano a far partire i tagli il prima possibile, per un ritorno complessivo su tassi più bassi che sia più graduale e non frutto della necessità di correre.

In una situazione del genere, pensare che una flessione, tra le altre cose di entità ridotta, sia certamente un segnale di inversione del trend è probabilmente esagerato. Nuove indicazioni arriveranno questa settimana dal PIL USA, dagli indici PCE e anche da ISM/PMI e inflazione europea. Per il resto, il mercato del Forex, in un momento di grande incertezza e in grado di sbugiardare anche le più dotte delle previsioni, non potrà che continuare a farsi guidare da dati quanto mai in certi e spesso in contraddizione tra loro stessi.

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