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Dollaro forte dopo i dati sul lavoro. Occhi puntati al 12 giugno, quando il FOMC si esprimerà sui tassi

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Chiusura di settimana con il botto per il dollaro USA, forte sia dei tagli (in verità già scontati) dei tassi di interesse in Canada e per l’aerea euro, sia di dati sul mercato del lavoro che rappresentano una situazione ancora incandescente. Battute le previsioni su tutto il fronte, per quanto questo tipo di dati tenda poi a essere rivisto più avanti e corretto. Tanto è bastato però sia per affossare le borse – e in particolare i titoli maggiormente risk on – sia per spingere il dollaro e l’indice DXY verso il recupero del terreno perso nel corso della settimana passata.

Nel complesso la situazione si è spostata verso un dollaro che potrà contare su una Federal Reserve che ha più cartucce da sparare prima di essere costretta ai tagli anch’essa. In questa situazione, è più che normale una forza relativa del dollaro, che in realtà dura da inizio anno e che continua a perdurare proprio in virtù di un differenziale tra i tassi ancora importante. Differenziale le cui aspettative non sono però aumentate dopo l’ultima decisione di BCE.

Dati USA lavoro spingono il dollaro

I dati del mercato del lavoro spingono il dollaro USA

I dati arrivati dal mercato del lavoro USA spingono il dollaro. Sono stati dati tutti migliori delle aspettative (fatta eccezione per una differenza al rialzo dello 0,1% sulla disoccupazione), che testimoniano un mercato del lavoro ancora solido, per non dire incandescente. Ed è una situazione che imporrà ancora enorme cautela a Federal Reserve per quanto riguarda eventuali tagli ai tassi. Tagli ai tassi completamente esclusi per il prossimo appuntamento del 12 giugno e anche per quello ancora successivo del 21 luglio. Rimane da valutare, da parte dei mercati, un taglio il 18 settembre, che però non è comunque la posizione maggioritaria per ora scontata dai mercati.

In una situazione del genere, la crescita repentina dell’indice DXY, che è l’indice che misura la forza del dollaro rispetto ad un paniere di altre valute. Paniere in difficoltà più o meno ovunque, per quanto in realtà almeno dal fronte giapponese non ci si possa aspettare granché in termini di decisioni sui tassi. Decisioni sui tassi a Tokyo che, come abbiamo già visto, potrebbero dipendere, soprattutto per questioni di politica interna, anche dalla debolezza intrinseca dello yen. Uno yen che non trova pace nonostante gli interventi a tutela del cambio da parte di Bank of Japan e del dicastero delle finanze, che solo per lo scorso mese hanno bruciato oltre 60 miliardi di dollari di riserve di valuta estera.

Mercato del lavoro ancora forte

Occhi puntati al 12 giugno, quando parlerà Jerome Powell

Il 12 giugno, giorno della riunione del FOMC, non ci si dovranno aspettare grandi sorprese. Tuttavia ci sarà da attendere la conferenza stampa di Jerome Powell a margine, che potrebbe (o non potrebbe) fornire delle indicazioni ulteriori sulle future scelte di Federal Reserve in termini di tassi e anche di balance sheet. Per quanto dunque a livello decisionale sarà difficile avere delle sorprese, potrebbe bastare in settimana una parola di Powell fuori posto – o che al contrario piaccia ai mercati, per far muovere in modo consistente il dollaro.

Per ora quello che ci aspettiamo e quello che si aspettano i principali analisti del mercato del Forex è un Powell che parlerà ancora di decisioni data driven, ovvero di decisioni che saranno condizionate dai dati. Principalmente però si tratterà di inflazione, per quanto fino a che non ci saranno dati di un mercato del lavoro in difficoltà, sarà molto, molto difficile vedere dei tagli. Occhi puntati dunque al 12 giungo, nella speranza che JPow dia qualche indicazione più chiara delle precedenti, in verità prive di qualunque tipo di segnale.

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