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Dollaro laterale su incertezza di Fed. Parla Bostic

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Nel solito giro settimanale di chiacchierate con i top di Federal Reserve, nella tarda serata di venerdì 3 novembre è stato Raphael Bostic, presidente della Federal Reserve di Atlanta. Bostic, che è da sempre uno dei membri più dovish dell’apparato monetario USA, ha pronunciato parole parecchio distensive per quanto riguarda il futuro delle decisioni della più importante delle banche centrali.

Tuttavia, per quanto dalle parole di Bostic tutti abbiano inteso un atteggiamento dovish: lo stesso ha confermato di non avere problemi nel tenere i tassi ai livelli attuali per 8-10 mesi. Si tratta di una scadenza che coincide grossomodo con quanto stanno prezzando i mercati, che vedono già da giugno come maggiore probabilità quella di un ritorno in territorio 500-525 punti base, contro i 525-550 attuali. L’incertezza e la discordanza apparente tra i membri di Fed sta contribuendo, in aggiunta, a una fase di modesta lateralizzazione di USD, che però potrebbe presto riprendere la corsa verso le principali valute.

Dollaro laterale dopo incertezza di Fed

C’è grande confusione sotto il cielo di Federal Reserve

E qualcuno direbbe che la situazione è eccellente. Non si era forse mai visto il nucleo degli uomini più potenti della terra – almeno per il settore monetario – essere così in disaccordo. Mentre in molti (e vedremo più avanti chi) continuano a insistere sulla possibilità che si torni a salire con i tassi, Raphael Bostic prende il microfono e ricorda a tutti di essere il più dovish del firmamento Fed. Le parole sono di forte speranza e sono arrivate a chiusura di una settimana straordinaria per il settore azionario.

Cosa ha detto Bostic? Oltre al suo supporto per il mantenimento dei tassi su questi livelli per i prossimi 8-10 mesi, ha anche ricordato anche che la politica monetaria potrà subire cambiamenti (è chiaro in quale direzione) anche prima che si arrivi con l’inflazione al 2%, pur segnalando come in caso di rimbalzo della stessa si potrà tornare a fare di più.

Bostic ha anche dichiarato di ritenere che si saranno ulteriori restrizioni per il mercato del credito, che pur è in forte rallentamento, cosa che darà indirettamente una mano a Federal Reserve nel ritorno verso il target.

I numeri che sono arrivati dal mercato del lavoro sono piaciuti, in aggiunta, a Bostic – che ritiene che si stia andando verso la giusta direzione, che è quella di un raffreddamento almeno parziale di questo mercato. E per chiudere dichiarazioni breve ma intense, ha ricordato che ci sarà un rallentamento dell’economia, che però arriverà – qualunque cosa questa affermazione voglia dire – a un ritmo “metodico”.

Il 2023 è stato un anno di straordinaria forza per il dollaro

Non tutti sono dello stesso avviso, e il dollaro si mette in standby

Di avviso diverso Neel Kashkari, presidente della Federal Reserve di Minneapolis, che è intervenuto affermando di non ritenere necessariamente finito il ciclo di politiche monetarie restrittive. Questo a fronte di un mercato pimpante per i dati sul mercato del lavoro che hanno entusiasmato anche Bostic.

Cosa ha detto Kashkari? Ha affermato di non ritenere la porta che conduce a ulteriori rialzi dei tassi ancora chiusa, facendo poi il verso ai colleghi canadesi che, mentre sono in assai pochi a credere loro, insistono sulla possibilità di avere rialzi anche a Ottawa.

Che sia la disperata ricerca di qualche scampolo aggiuntivo di effetto annuncio o che sia effettivamente incertezza dovuta al momento, non abbiamo mai assistito a tanta incertezza tra le banche centrali. Sarà l’aria di fine ciclo, sarà che l’inflazione fa ancora paura, sarà – dice qualcuno – che sono finiti in tempi di Greenspan, Volcker e Trichet, ma si continua a navigare a vista alla fine di un ciclo che i mercati attendono con una certa ansia.

Per il resto, le dichiarazioni di ciascuno dovranno essere sempre valutate tenendo conto delle tendenze degli interlocutori. Nel caso di Raphael Bostic, non è un mistero per nessuno che sia il più dovish di chi avrà diritto di parola all’interno del più potente conciliabolo del mondo per le politiche monetarie.

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