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Dollaro USA: occhi puntati su inflazione. I mercati ottimisti, ma basterà? Ecco cosa cambierà tra poche ore

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È la solita giornata di ordinaria follia prima dei dati sull’inflazione USA, dati che non sono mai stati importanti come quelli di oggi, perché nonostante il tempo passi, la confusione riguardo le prossime decisioni di Federal Reserve non fa che aumentare. I mercati stanno cercando di posizionarsi verso dati che si attendono più bassi (anche rispetto alle aspettative degli analisti?) e che potrebbero dunque indebolire relativamente il dollaro, per quanto tante tra le altre valute principali abbiano problemi ben più pressanti di quelli del dollaro.

Ad ogni modo, sarà una giornata di alta tensione: l’inflazione non sarà molto distante da quella del mese precedente, corroborando le tesi dei falchi di Washington, che vogliono un periodo di tassi alti più a lungo. Tuttavia non tutti sui mercati ne sono convinti, e dato che si inizia a titubare anche a Francoforte, la questione riguardante i dati sull’inflazione diventa di un’importanza possibilmente ancora maggiore.

Dollaro: occhi puntati sui dati sull’inflazione

Il caso è quello da testo di macroeconomia del primo anno di università: inflazione più alta delle aspettative, politiche monetarie restrittive più a lungo, spinta relativa sulla forza della valuta di riferimento. Ed è su questo che si giocheranno le posizioni delle prossime ore sul dollaro USA. Alle 14:30 ora italiana ci saranno i dati sull’inflazione USA: dati dai quali ci si aspettano poche sorprese e che però, sempre in relazione alle aspettative, potrebbero imprimere forza ai mercati.

Ci si aspetta un aumento dei prezzi anno su anno del 3,4%, leggermente in calo rispetto al +3,5% del mese precedente, e per l’inflazione Core poco meglio, con un calo rispetto al mese precedente dello 0,2% – sempre anno su anno. Troppo poco per cambiare le politiche monetarie di Washington, che rimarranno con ogni probabilità restrittive ancora a lungo.

Tuttavia un calo più deciso dell’inflazione potrebbe aprire a scenari che riporterebbero alla media di 2 tagli attesi entro fine anno, con i 3 fissati dall’ultimo dot plot che sono comunque da escludersi, a meno di dati pessimi sull’andamento dell’economia, che però arriverebbero comunque più avanti.

Difficile per ora fare previsioni, per quanto diversi fondi hedge si siano coperti da eventuali rimbalzi dell’euro in anticipo ricorrendo al mercato delle opzioni. C’è inoltre un certo brio sui mercati di rischio più importanti, compreso quello di Bitcoin, che durante la sessione europea ha guadagnato in modo consistente, ma comunque lontano da uno scenario privo di preoccupazioni.

I dati USA alle 14:30

Un dato che sposta poco, ma che vale tanto

Come abbiamo visto poco sopra, le aspettative non si spostano molto dal dato del mese precedente, segno che ci si aspetta comunque un’inflazione perlopiù statica e priva di sorprese. Non ci aspettiamo grandi sorprese da questo dato, per quanto anche un paio di decimi percentuali potrebbero essere il segnale per i mercati per la liberazione da qualcuna delle ansie che li stanno dominando.

Ansie importanti e che hanno tenuto i mercati con il fiato sospeso nel corso dell’ultima settimana. Ora però, con il dato che sarà disponibile tra pochissimo, non si può che ragionare proprio su questo, dimenticandosi anche di questioni assai pressanti come quella dello yen giapponese.

Questioni delle quali si tornerà a parlare con maggiore vivacità da domani, quando i mercati avranno fatto i conti con i dati che arriveranno da Washington. Dati che i mercati in queste ultime ore si aspettano come più positivi di quanto preventivato. Abbaglio dettato dall’inguaribile ottimismo dei mercati finanziari, oppure seria possibilità che tante delle preoccupazioni delle ultime settimane… erano in realtà mal riposte?

Lo scopriremo tra poco, nonostante appunto tutti, Jerome Powell compreso (nella giornata di ieri) stiano cercando di invitare alla calma.

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