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Donald Trump minaccia Federal Reserve? Campagna elettorale USA si infiamma. Tokyo preoccupa
Quella che si aprirà domani, lunedì 29 aprile, sarà con ogni probabilità un’altra settimana di grande preoccupazione e tensione per i mercati Forex. Oltre alla nota situazione per lo yen giapponese, che tra poche ore dovrà ancora una volta sottoporsi al giudizio dei mercati, ci sono altre questioni – anche di carattere politico – che potrebbero contribuire ad allontanare un eventuale ritorno alla normalità. Su tutti il recente intervento di Donald Trump, già in modalità campagna elettorale per la Casa Bianca, che ha indicato la sua volontà di esercitare maggiore controllo politico su Federal Reserve.
Boutade elettorale o assalto all’indipendenza di un istituto che, con gli innegabili errori del passato, ha contribuito comunque a instaurare l’egemonia finanziaria del dollaro a livello planetario? Una questione che sarà certamente discussa in modo animato, insieme alle solite e ormai stanche e preoccupate analisi sull’andamento dell’inflazione degli USA. Tutti gli indicatori infatti segnalano la possibilità che l’aumento dei prezzi negli Stati Uniti si confermerà come persistente. Questione che però non potrà essere risolta, in un complesso gioco di equilibri, essere risolta soltanto con un high for longer.
Stati Uniti ancora ago della bilancia, anche in casa
La questione di cui si è discusso più animatamente durante gli ultimi giorni è stato il supposto attacco di Donald Trump, candidato alle presidenziali USA, a Federal Reserve. Una questione che in realtà poggia su una relativamente lunga storia politica di attriti tra Trump e la banca centrale degli Stati Uniti, che però a breve potrebbe finire per inasprirsi ulteriormente.
Secondo quanto è stato riportato da The Wall Street Journal infatti, ci sarebbe un piano appunto di Trump e dei suoi alleati in Congresso per una manovra di attacco all’indipendenza stessa di Federal Reserve. Manovra che per ora i mercati non hanno preso seriamente, ma che potrebbe comunque diventare, anche sul breve periodo, una delle questioni più dibattute. Una di quelle questioni politiche che potrebbero effettivamente impattare sui mercati.
Sempre secondo quanto è stato riportato da The Wall Street Journal, Donald Trump avrebbe anche intenzione di mandare a casa Jerome Powell, governatore appunto di Federal Reserve, per quanto esistano delle precise tutele che la legge offre ai membri di Fed rispetto alle intenzioni della politica. Questione che almeno secondo i movimenti più recenti dei mercati non è ancora arrivata alla soglia di allarme.
Cosa che non sarà l’unica delle enormi preoccupazioni che lo stesso Jerome Powell dovrà affrontare già a partire dalla prossima settimana: l’economia degli USA è in rallentamento, l’inflazione non sembra avere alcuna intenzione di incanalarsi verso il target del 2% e la forza straordinaria del dollaro continua a preoccupare alleati importanti – vedi il Giappone – insieme a tante economie emergenti che chiedono già a gran voce un sostegno alla stabilità dei cambi.
Giappone alla prova dei mercati
La credibilità di Bank of Japan, così come quella dello yen, è ai minimi da più di 30 anni. L’intervento che in molti ritenevano automatico passati i 152 non è arrivato neanche dopo aver superato i 155 e i 158 contro il dollaro USA. Quanto si è percepito nel corso della settimana che ci stiamo lasciando alle spalle – e quanto si percepirà alla riapertura dei mercati – è una sorta di impotenza da parte di BoJ, nonostante di riserve per intervenire ce ne siano a sufficienza.
Anche qui però, come a Washington, c’è da fare i conti con un gioco di equilibri complesso, con l’economia che certamente non brilla e con un’inflazione che sarà il vero indicatore delle prossime decisioni di Bank of Japan, come ricordato d Kazuo Ueda. Un Kazuo Ueda che ha provato a far passare il messaggio di indipendenza della banca centrale, che però tutti o quasi gli operatori di mercato hanno interpretato come segnale di indubbia debolezza.