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Dongfeng e governo italiano in trattativa su software e filiera
Per il maxi-hub ci sarà ancora da aspettare. Secondo quanto è stato riportato da Bloomberg, ci sarebbero dei passi avanti (e dei nuovi problemi) nelle trattative tra il gruppo cinese dell’auto Dongfeng e il governo italiano. Al centro c’è un potenziale investimento milionario, che porterebbe alla nascita di un polo produttivo in Italia che diventerebbe hub per tutte le attività europee del gruppo. Un investimento che fa gola all’Italia e che però avrebbe incontrato le prime richieste da parte del governo italiano.
La trattativa, cosa che è stata confermata anche da fonti governative italiane – e nello specifico dal Ministro delle Imprese e del Made Italy Adolfo Urso – sarebbe ora incentrata su questioni riguardanti il trattamento dei dati, la sicurezza informatica e più in generale la privacy. Un tema che in realtà abbiamo visto svilupparsi già negli Stati Uniti sempre nel settore automotive e che ora arriva anche sulle sponde del nostro paese.
L’ostacolo del trattamento dati prima dell’investimento di Dongfeng in Italia
L’investimento sarebbe – almeno sulla carta e secondo le ultime indiscrezioni – di quelli corposi. Come già raccontato dal nostro Pierpaolo Molinengo, Dongfeng avrebbe intenzione di accordarsi con il governo italiano per la realizzazione di un sito produttivo di grande ambizione, che potrebbe diventare l’hub centrale per il brand cinese dell’auto elettrica per tutte le attività in Europa.
Ci sono però dei nodi: secondo le indiscrezioni diffuse da Bloomberg e che non sono state ancora però confermate dai diretti interessati, il nodo sarebbe nella raccolta e nel trattamento dei dati. Il governo italiano vorrebbe imporre l’esercizio di tali attività all’interno dei confini nazionali. E ci sarebbe di più: a preoccupare il governo italiano sarebbero i dispositivi di infotainment, per i quali si vorrebbe imporre al gruppo cinese l’approvvigionamento presso aziende locali.
Al centro ci sarebbe dunque lo stesso tema che abbiamo visto svilupparsi negli USA riguardo l’affidabilità e la sicurezza del software Made in China, nonché l’utilizzo di tali dati, potenzialmente, nella Repubblica Popolare. Non è chiaro per il momento se tale richiesta possa essere accettata da Dongfeng.
Altre limitazioni per la filiera produttiva e per l’indotto
Parimenti il governo italiano vorrebbe imporre il ricorso per almeno il 45% a filiere produttive italiane per la produzione dei veicoli. Una percentuale relativamente alta e che dovrebbe evitare quella che è la maggiore preoccupazione delle autorità locali, ovvero che il centro si trasformi in un sito produttivo dove i modelli vengono assemblati ricorrendo soltanto a parti prodotte in Cina.
Sarebbero queste – sempre in attesa di conferma – le richieste del governo italiano che per il momento Dongfeng starebbe valutando. Richieste precise e che comunicano una certa diffidenza tra le parti, almeno per quanto riguarda la questione che riguarda il software e i sistemi di infotainment. Limitazioni simili a quelle di cui si discute negli USA, dove l’industria dell’auto sta per iniziare a sperimentare la presenza di produttori cinesi a pochi passi dal confine o addirittura dentro i confini.
Un settore dell’auto in grande fermento e nel quale la Cina gioca già un ruolo di grande importanza, dato che ha superato già il Giappone in termini di veicoli esportati.