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Anche Piero Cipollone vuole tagli in BCE. Le colombe alla riscossa
Mentre negli USA non sono più rimasti falchi a difendere i tassi alti, in Europa tocca ancora alle colombe salire in cattedra. È il caso del membro del board di BCE – l’italiano Piero Cipollone – che in un’intervista al quotidiano francese Le Monde ha ribadito quelle che sono le preoccupazioni che ha maturato da tempo. Ovvero che si sia in territorio eccessivamente restrittivo per l’economia dell’area euro e che sia necessario intervenire con altri tagli. Ci sarebbero d’altronde dei chiari segnali che cozzerebbero con le previsioni di crescita dell’Unione, fissate allo 0,9%.
Per quanto si sia in linea con il percorso, i più recenti dati che riguardano la fiducia dei consumatori e degli operatori di mercato sembrerebbero puntare in un’altra direzione. E prima che tale direzione diventi chiara, per Cipollone (come per altri in BCE) sarebbe il caso di operare dei tagli più decisi. La questione è di particolare rilevanza in vista del prossimo appuntamento della Banca Centrale Europea che deciderà eventuali e ulteriori tagli ai tassi.
Indicatori negativi per l’economia europea
Gli indicatori sono chiaramente negativi: la fiducia dei consumatori e quanto raccolto anche dai responsabili degli acquisti non sembrerebbe aprire ad un futuro roseo per le economie dell’area euro. In aggiunta, i dati sull’inflazione sono stati piuttosto incoraggianti in tutte le principali economie che compongono l’area, togliendo così uno degli argomenti più solidi che sono a disposizione dei cosiddetti falchi.
Falchi tra i quali Piero Cipollone non è certamente arruolato, ma che al tempo stesso continuano ad avere un peso specifico importante all’interno di BCE. Il compito di Christine Lagarde, per il prossimo appuntamento del 12 settembre 2024, sarà quello di cercare di trovare un punto di incontro su due visioni molto diverse. Da un lato chi, come i rappresentanti italiani, portoghesi e spagnoli vorrebbero un altro taglio che anticiperebbe quello ormai scontato che avverrà negli Stati Uniti. C’è inoltre la seria possibilità che l’area euro rimanga indietro se Washington dovesse procedere con (improbabili per ora) tagli di 50 punti base.
Il doppio rischio di BCE
Sia i falchi, sia le colombe in seno al board di BCE hanno ragione da vendere: i primi ritengono che la lotta all’inflazione non sia stata ancora vinta e che ci siano dunque i margini per rimanere in territorio estremamente restrittivo – e dunque rimandare altri tagli ai tassi. Le seconde ritengono – anche considerando il lag, il ritardo con il quale si trasmettono certe decisioni poi all’economia reale – che l’andamento economico garantisca già la necessità di operare ulteriori tagli, che farebbero comunque rimanere la politica monetaria dell’area euro in territorio restrittivo.
Sarà una discussione all’ultimo sangue, sulla quale potrebbero giocare un ruolo i prossimi data point che arriveranno in settimana e nella prossima. Per ora i mercati sembrerebbero propendere verso il primo caso, ovvero verso un Europa più cauta, almeno rispetto agli Stati Uniti. Contro l’avviso di Cipollone, e contro l’avviso delle colombe che – compreso il capo di Bankitalia Fabio Panetta – vorrebbero un ritorno più graduale ma consistente verso tassi bassi.