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Elon Musk lancia l’allarme | Cinesi demoliranno mercato auto

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Le preoccupazioni per l’ascesa dei veicoli elettrici cinesi c’è. L’Europa ha recentemente avviato delle indagini al fine di rilevare eventuali aiuti di stato. La Turchia ha reso molto difficile la vendita di tali veicoli nel suo territorio e anche gli USA stanno combattendo una guerra, per ora via proxy, con la realtà che è cresciuta di più negli ultimi 2 anni. Al coro di preoccupati si aggiunge ora anche Elon Musk, CEO di Tesla, a margine di quelle che sono state trimestrali poco entusiasmanti e che in pre market hanno affondato il titolo di Tesla.

Senza barriere – e dunque senza interventi di carattere protezionistico – le aziende cinesi del settore automotive finiranno per demolire il grosso delle compagnie del settore al di fuori della Cina. Una preoccupazione che ha una base nei numeri e che fa tornare prepotentemente uno dei temi più frequenti di dibattito quando si parla di manifattura cinese: la difficoltà di competere sullo stesso campo da parte delle aziende europee e statunitensi. Discussione che si fa ancora più accesa tenendo conto dei risvolti politici che questa industria porta con sé, anche fosse soltanto in termini di occupazione.

Arriva l’allarme di Elon Musk

Le aziende cinesi pronte a demolire la concorrenza

I termini sono forti – come lo sono quasi sempre quando a pronunciarli è Elon Musk. Il tycoon delle auto elettriche ha in realtà rivelato quello che pensano in molti, sia tra i diretti interessati sia tra i semplici analisti: senza barriere commerciali, senza dazi importanti, le auto cinesi finiranno per dominare il mondo. O meglio, finiranno per demolire le compagnie di vecchia generazione che operano negli USA e in Europa. Questo per vantaggi competitivi importanti, per una certa attitudine all’essere appunto estremamente competitivi e – secondo l’UE – anche per una maggiore apertura agli aiuti di stato da parte delle autorità cinesi.

Un messaggio che non sembrerebbe essere quello di invito, per il momento, all’inasprimento delle barriere doganali. Musk è apparso infatti come convinto della solidità della sua azienda, che pur sta attraversando un momento difficile dettato dal costo del capitale, da una domanda globale in infiacchimento e – per tornare al tema principale, anche per la competizione che arriva da parte delle aziende cinesi.

Il tema, oltre che essere commerciale, si interseca con diverse questioni politiche di enorme importanza: dalla conservazione dei posti di lavoro fino alla tutela di un’industria di un certo peso, che opera anche in Paesi che sono giganti manifatturieri come Germania, USA e Giappone.

Chiamata all’aumento dei dazi?

Competere è davvero impossibile?

Non si è capito che tipo di partita stia cercando di giocare Elon Musk. Per i più cinici si tratta di una richiesta, neanche troppo velata, di intervento pubblico a tutela di un comparto nel quale è player tra i più importanti. Per altri si tratta di un disinteressato – per quanto sia difficile crederlo – parere sulla situazione attuale del mercato.

Sta di fatto che la guerra commerciale, anche su questo campo di battaglia, è già iniziata. Le recenti indagini dell’Unione Europea ne sono una prova, così come ne sono una prova inequivocabile le misure prese in Turchia a tutela del proprio mercato.

Anche certe negoziazioni tra USA e Messico sembrano puntare nella stessa direzione, mentre però le economie cosiddette occidentali sembrano essere ormai accerchiate.

L’appello di Elon Musk andrebbe forse letto anche in questi termini: un appoggio per l’urgenza di misure inusuali e forse impopolari. Anche perché, va specificato, se tali veicoli di produzione cinese incontrano il favore del pubblico, ci dovrà pure essere qualche motivo.

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