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Euro: giovedì i tagli, ma dopo sarà caos. BCE pronta a riallinearsi a Washington perché ha gli stessi problemi
Il sospetto, fondato, è che Christine Lagarde si sbagli. Questo è il nuovo mantra ai piani alti dei trading desk del Forex, che come riportato da Bloomberg, iniziano a vedere delle somiglianze importanti tra l’inflazione USA e quella in area Euro. Con una promessa importante: i tagli che dovrebbero arrivare domani, giovedì 6 giugno, non sono in discussione. Ci saranno, con i dubbi sul percorso di BCE che si concentreranno sul proseguimento di questo percorso durante i prossimi incontri.
Il discorso è relativamente semplice: se per mesi i massimi vertici di BCE, a partire da Christine Lagarde, si sono concentrati sulla differenza nelle cause dell’inflazione statunitense e di quella europea, le due situazioni starebbero convergendo. Questo perché in questa fase – sempre secondo i medesimi analisti – a fare da traino all’inflazione e alla sua persistenza sarebbero sia una crescita comunque ancora solida, sia un mercato del lavoro forse non più incandescente, ma comunque caldo. E questo potrebbe finire per cambiare i piani a Francoforte, piani che potrebbero diventare sempre più convergenti, a prescindere dal taglio ormai in programma per questa settimana ai tassi di riferimento nell’Eurozona.
Due destini che si uniscono: affinità e divergenze tra Washington e Francoforte
Per chi sposa la lettura di BCE degli scorsi mesi, le due situazioni sono enormemente diverse. A Washington si è avuta un’enorme inflazione a causa di stimoli fiscali molto fuori dal comune, l’Europa ha invece pagato il prezzo della crisi energetica, innescata dalle evoluzioni geopolitiche degli ultimi anni. Se il punto di partenza però – per quanto contestabile – sia estremamente diverso, non è detto che in futuro le cose non finiranno per allinearsi.
Di cosa parliamo? Parliamo del fatto che la persistenza dell’inflazione che si è fatta registrare nei due continenti potrebbe avere delle cause comuni, e dunque costringere a politiche monetarie estremamente simili in futuro.
Il percorso possibile? Un disallineamento relativo soltanto a questa decisione, con le due politiche monetarie che dovrebbero poi proseguire di pari passo, con i prossimi tagli che saranno rinviati fino a quando non strettamente necessari e fino a quando non si sarà tornati in modo sensibile verso il 2% di inflazione. Qualcosa che per il momento sembrerebbe essere impossibile da quantificare in termini temporali. E per il quale servirà la ripresa di un trend discendente per l’aumento dei prezzi. Qualcosa che per il momento è oggettivamente impossibile quantificare.
Non tutti sono d’accordo
A meno che non siano cambiate le opinioni di diversi dei più dovish tra i banchieri centrali dei paesi membri dell’area Euro, è difficile per il momento però pensare che una tale soluzione sia accettata di buon grado. Almeno in Italia, Spagna e in quei paesi che stanno facendo della persistenza dei tassi alti una questione anche di politica interna. Quel che ci sembra, almeno a nostro avviso, è che le pressioni politiche in Europa siano certamente maggiori per un cammino più dovish dei tassi di interesse.
E per quanto BCE sia accusata da sempre di essere a trazione quasi esclusivamente tedesca, se ne dovrà pur tenere conto. Per ora il quadro è comunque di tagli subito di 25 punti base e di discussioni, accese e violente, sul da farsi dopo. C’è chi, come l’italiano Fabio Panetta, preferirebbe procedere con dei tagli periodici, ridotti e prevedibili. E c’è chi invece, tra i falchi, cercherà manforte nelle decisioni di Fed. Che per BCE sono ininfluenti, almeno in conferenza stampa, ma che tutti sanno essere una linea guida importante per le decisioni di Lagarde e degli altri membri votanti in BCE. Se giovedì sarà una decisione scontata, non lo saranno quelle che verranno dopo.