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Europa a trazione Ozempic: il 2023 è di Novo Nordisk
È stata un’Europa a trazione farmaceutica per il 2023. Il grande upset dell’anno che si sta per concludere è, senza ombra di dubbio, la corsa di Novo Nordisk, che è diventata la più importante società quotata per capitalizzazione di tutte le borse europee e che racconta di uno shift di enorme importanza all’interno delle prospettive dell’economia europea. Un upset tale da scompaginare la vecchia Europa trainata principalmente dal lusso, in un anno durante il quale i prodotti premium hanno subito contrazioni importanti, complice anche una domanda molto fiacca dalla Cina e dalle economie emergenti in generale.
Tutto o quasi è dipeso dall’enorme fame, passateci il gioco di parole, per farmaci che promettono di dimagrire e che spesso riescono a mantenere la promessa, con i principali concorrenti di Novo Nordisk che in realtà arrancano nel presentare prodotti ugualmente apprezzati dal mercato e in alcuni casi anche a superare le normali procedure per l’immissione sul mercato. Un anno molto particolare per l’Europa, nonostante ormai la recessione sembri essere un dato più da certificare che da attendere, con tutto quello che ne consegue per l’outlook sul 2024.
Europa capovolta: dominano Rolls Royce, chip e farmaci anti-obesità
È un’Europa molto diversa, almeno rispetto a quella degli ultimi anni, per quanto riguarda i settori che trainano la sua economia. Fatta salva l’anomalia Rolls Royce, con il titolo che ha guadagnato oltre il 200% nel corso dell’anno, è stata un’Europa che ha visto il dominio di Novo Nordisk – per quanto per un caso che almeno in parte può essere considerato come fortuito – e da un settore nel quale il continente mostra un ritardo enorme nei confronti degli USA, il settore dei chip appunto.
Dopo Rolls Royce a far registrare la crescita più importante è BE Semiconductor Industries mentre di ASML che pur vende macchinari fondamentali per realizzare tali chip, non vi è traccia, dopo un anno difficile in termini di investimenti di lungo periodo un po’ ovunque.
Un’Europa molto diversa anche perché per il primo anno da molto tempo a questa parte ha visto il settore del lusso, della quale rimane padrona incontrastata, affrontare dei problemi piuttosto seri. Champagne e capi firmati non se la sono passati benissimo nel 2023: siamo lontani dai fasti del periodo COVID e con la domanda cinese che langue è difficile aspettarsi un ritorno di fiamma già dal 2024.
Male, anzi malissimo, Bayer ma anche Siemens, al centro di diversi problemi riguardanti la produzione di beni capitali per le energie rinnovabili, per un settore del sostenibile che in Europa arranca anche per quanto concerne il settore automotive.
Un 2024 più che mai incerto
L’appetito per il rischio rimane assai volubile, come se i mercati fossero metaforicamente pronti ad assumere la loro dose di Ozempic o Wygova al termine di un anno forse troppo euforico per le condizioni effettive dei mercati che ci aspettano. Langue la domanda, il PIL è già in forte rallentamento e il sospetto fondato è che la stagione di forti rialzi ai tassi non abbia ancora finito di esercitare i propri effetti sull’economia.
Tante incognite per il 2024, dopo un 2023 da urlo, consci anche del fatto che purtroppo non tutti gli anni si affacciano sui mercati novità come i prodotti di Novo Nordisk. Novità che sono state di portata tale da sconquassare anche la politica monetaria danese, segno inequivocabile di una forza prorompente e impossibile da prevedere, e forse anche impossibile da ripetere.
Tutto questo mentre, fatte salve rare eccezioni, l’Europa appare come inevitabilmente indietro nei settori che tirano di più oggi: AI e chip. Ci sarà spazio per un’inversione nel 2024? Difficile per ora da immaginare.