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Europa: stallo su inflazione, cala produzione in Italia
Nella giornata di mercoledì il calendario economico ha visto la pubblicazione di alcuni dati particolarmente importanti, legati soprattutto all’inflazione di Germania e Spagna oltre che alla produzione industriale italiana. Tutti questi dati hanno mostrato segnali poco positivi, a partire dal fatto che il tasso di inflazione mostra uno stallo rispetto alle rilevazioni precedenti: il tasso di inflazione di Bavaria e Brandeburgo, due dei principali poli economici tedeschi, si ferma rispettivamente al 5.9% e 6.8%. Nel caso della Bavaria, ciò implica un calo dell’inflazione dello 0,2% rispetto al mese scorso; per Brandeburgo si conferma invece addirittura un lieve aumento dello 0,1%. Anche l’inflazione in Spagna è aumentata, passando dal 2,3% al 2,6%. Il dato è stato in linea con le attese degli analisti.
Il dato sull’inflazione più atteso dalla giornata, però, era quello sull’indice aggregato dell’inflazione in Germania. I prezzi sono aumentati dello 0,3% su base mensile, indicando un tasso di inflazione annuo del 6,1%. La lettura è superiore alle attese del 6,0% ed è in lievissimo calo rispetto al 6,2% del mese scorso.
Tutto questo dimostra che il tasso di inflazione in Europa sta ancora calando molto lentamente, malgrado la Banca Centrale Europea stia valutando di non alzare i tassi a settembre. Christine Lagarde ha più volte rimarcato il fatto che la BCE procederà con cautela nelle prossime riunioni di politica monetaria, e il mercato dei bond europei mostra che gli investitori credono che la pausa a settembre sia la più probabile rispetto a un nuovo aumento dei tassi. Il tutto soprattutto per via delle difficoltà dell’economia reale, a cominciare dal fatto che la produzione industriale stia continuando a diminuire. Lo confermano anche i dati pubblicati mercoledì sulla produzione industriale in Italia, che vede un aumento del 1,30% contro attese del 7,50%.
Cala la fiducia dei consumatori in Europa
I dati aggregati pubblicati mercoledì dall’Unione Europea evidenziano un calo della fiducia dei consumatori, con una lettura di -16.0. Questo indice è strutturato in modo che ogni rilevazione superiore allo zero indichi un miglioramento della fiducia dei consumatori, mentre ogni rilevazione inferiore allo zero indica un peggioramento. Quello che i dati affermano è che ci sia stata una riduzione della fiducia dei consumatori ad agosto su base annua, dopo un’ulteriore ribasso (-15.1) già a luglio. Si conferma che le famiglie europee siano preoccupate dall’inflazione, dal calo dell’attività manifatturiera e da una stagione turistica che in molte località ha visto un evidente ridimensionamento della domanda internazionale.
Anche il dato sulla fiducia delle imprese mostra un calo, con l’indice che segna -10.3 ad agosto. Non solo è un dato in peggioramento rispetto al -9.3 di luglio, ma è anche inferiore alle attese di -9.9 formulate dagli analisti. In controtendenza l’Italia, dove anche se peggiore la fiducia delle imprese, si registra un miglioramento delle attese dei consumatori. L’indice italiano ha segnato 106.5, ed è misurato in maniera leggermente diversa a quello europeo: in questo caso le letture superiori a 100 indicano un miglioramento, mentre quelle inferiori a 100 indicano un peggioramento.
Calano le vendite dell’industria manifatturiera in Italia
Il dato che tocca più da vicino il nostro Paese è quello sulle vendite delle imprese manifatturiere. Da mesi a questa parte, sia l’indice PMI che i dati sull’effettiva produzione industriale stanno segnando un calo significativo. Sembra che il comparto industriale italiano non riesca a uscire da una fase di forte difficoltà, segnata da una diminuzione diffusa degli ordini e delle forniture. Non solo, ma si evidenzia anche un problema diffuso legato alle aspettative sui prezzi: malgrado la lotta all’inflazione della BCE, ad agosto le imprese mostrano attese più alte rispetto a luglio sui prezzi che verranno praticati nei prossimi mesi. Tornando al dato sulle vendite industriali, questo segna un aumento del 1.3%: potrebbe sembrare positivo, ma le attese degli analisti erano del +7.40%.
Questo dato si riferisce al mese di giugno, e mostra una netta differenza tra il mercato interno e le esportazioni: mentre le vendite sul mercato interno sono aumentate del 1,8% al netto della stagionalità, quelle sul mercato esterno hanno visto una flessione del -2,2%. A soffrire è soprattutto il settore dell’energia, ricordando che giugno è stato segnato da prezzi bassi del petrolio, con un calo del fatturato del 4,1%. Un altro comparto che ha visto ridimensionarsi in modo netto il fatturato rispetto al 2022 è quello della chimica, che vede un calo congiunturale del -19.5%. Hanno invece performato molto bene il settore dei mezzi di trasporto (+36.1%) e quello della farmaceutica (+14.2%). Le rilevazioni appaiono perfettamente in linea con gli altri dati pubblicati in questi mesi sul calendario economico, che hanno visto un boom di immatricolazioni di veicoli a fronte di un costante ribasso nell’attività industriale legata alla chimica e ai beni energetici.