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Fed, Kashari pronto a mantenere i tassi invariati a giugno
Gli investitori continuano a chiedersi cosa deciderà di fare la Federal Reserve con i tassi centrali di interesse, ora che molto probabilmente si avvicina il loro apice. Una dichiarazione molto importante è arrivata nella giornata di venerdì da Neel Kashkari, Presidente della Fed di Minneapolis. Secondo la sua opinione, il tasso di inflazione sarebbe già in netto calo e la Federal Reserve avrebbe già intrapreso dei seri passi per contenere la pressione sui prezzi: a fronte di ciò, si dichiara aperto alla possibilità di mantenere i tassi invariati durante la prossima votazione sulla politica monetaria.
Il direttivo della banca centrale statunitense sembra comunque diviso a riguardo. Lo stesso Kashkari ammette di non essere ancora totalmente sicuro della propria decisione e di voler guardare prima ai dati che verranno pubblicati nel corso delle prossime settimane. Dati che probabilmente non potranno avere a che fare soltanto con la macroeconomia: per la Fed, ogni decisione sui tassi di interesse è diventata anche una questione di salvaguardare il comparto bancario. Dopo il crollo di First Republic Bank, quarta banca a fallire in meno di tre mesi, è diventato ancora più evidente che alti rialzi dei tassi potrebbero colpire duramente l’ecosistema finanziario.
Questione di rallentare, più che di fermare
Kashkari ha voluto apertamente sottolineare che la sua posizione non sposa uno stop completo ai rialzi dei tassi di interesse, per lo meno in questo momento. Il Presidente della Fed di Minneapolis ritiene che sia un buon momento per rallentare gli aumenti, potendosi prendere più tempo per valutare i dati pubblicati da una riunione di politica monetaria e la seguente. Anziché alzare i tassi a giugno, ad esempio, la Federal Reserve potrebbe decidere di lasciare i tassi invariati e di aumentarli poi a luglio se il calo del tasso di inflazione non fosse soddisfacente. Questo permetterebbe di valutare meglio anche le proiezioni di ogni scatto rialzista e il relativo impatto sull’economia.
Un altro punto evidenziato da Kashkari è che si dice pronto a obiettare contro qualunque ipotesi di non rialzare affatto i tassi di interesse nel corso delle prossime decisioni sulla politica monetaria. La sua posizione è che, in ogni, caso, non sia ancora il momento di pensare di essere arrivati al picco. Per questo motivo parla di “rallentamento” nei rialzi dei tassi, mentre poco più a Sud la banca centrale messicana ha già deciso di mantenere i tassi invariati. La priorità della Federal Reserve rimane quella di mantenere sotto controllo il tasso di inflazione, ma i tassi sono già al record storico post-crisi del 2008 e iniziano a emergere i dubbi sulla tenuta dell’economia.
Intanto si cerca di evitare il default
Gli Stati Uniti sono ormai da settimane vicini a raggiungere il loro limite sul debito, così come sancito dalle leggi attuali. Senza una soluzione, gli USA potrebbero letteralmente ritrovarsi in default. Un’eventualità che i mercati finanziari sembrano non stare nemmeno prendendo in considerazione fino a qui, anche considerando che eventualmente le parti politiche decideranno di venirsi incontro per evitare il peggio. A sentire la pressione più grande per questi eventi è Joe Biden, che per tutti è responsabile di mettere d’accordo le camere e far passare un’estensione del limite sul debito.
Al momento, il Dipartimento del Tesoro ritiene che la soluzione venga trovata entro il 1 giugno per evitare il default. Significa che rimangono meno di 10 giorni per evitare un problema che farebbe collassare il sistema finanziario mondiale, ma un accordo non sembra affatto impossibile. I Repubblicani chiedono tagli alla spesa pubblica per alzare il tetto sul debito, e più si avvicina il 1 giugno, più entrambe le parti cercheranno di collaborare per evitare il peggio.