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Prossimi tagli: Fed indecisa tra 25 e 50 punti base. Parla Raphael Bostic

In Federal Reserve si comincia a parlare dei ritmi dei prossimi tagli. Come si procederà?

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È stata una giornata di dichiarazioni da parte di diversi dei membri più rilevanti delle divisioni locali di Federal Reserve. E sono dichiarazioni che poco aggiungono al clima di generale incertezza che si respira sulle prossime mosse della banca centrale degli Stati Uniti, in particolare sul ritmo dopo i primi tagli da 50 punti base della scorsa settimana. Un clima di incertezza che renderà le prossime decisioni del FOMC ancora data driven, ovvero sulla scorta dei dati che man man arriveranno dall’economia.

Oggi le letture sul sentiment arrivate da diversi indici raccontano di differenze minime rispetto alla lettura precedente, cosa che contribuisce a rinforzare un clima di forte incertezza che probabilmente ci accompagnerà almeno fino alla prossima decisione del FOMC. Il ritmo, che poi è ciò che conta nei cicli di tagli, è ancora assai incerto, per quanto sulla prima decisione ci siano stati pareri quasi unanimi.

Parla Bostic

A parlare è stato anche Raphael Bostic, che è a capo della divisione di Atlanta di Federal Reserve. E ha parlato del fatto che il taglio fatto ai tassi di interesse per la prima volta, di 50 punti base, aiuterà a raggiungere più rapidamente quello che viene considerato il tasso di interesse neutrale, un numero magico sul cui calcolo girano però diversi modelli e che è il tasso di interesse che non ha più effetti compressivi sull’economia e sull’inflazione. Una sorta di tasso di equilibrio, che però si muove anche a seconda della fase del ciclo economico e che lo stesso Jerome Powell ritiene essere in questo momento più elevato di quanto lo fosse nel recente passato.

Incertezza che viene ripresa anche da Bostic, che invita Fed a non legarsi le mani per quanto riguarda il ritmo al quale si procederà con i tagli, data anche la difficoltà appunto nell’individuare dove si trova il tasso di interesse neutrale. La cautela sarebbe inoltre d’obbligo perché il rischio sarebbe quello, secondo Bostic, di offrire una sponda al ritorno dell’inflazione su livelli più alti.

E sul perché non si è tagliato di 25 punti base, Bostic ha confermato che a preoccupare è stato l’andamento del mercato del lavoro, che avrebbe appunto comandato un ritorno in tempi più brevi verso un tasso di interesse più vicino a quello naturale.

E parla anche Goolsbee

Ha parlato anche Austan Goolsbee che è a capo di Federal Reserve Chicago. Ha parlato del fatto che un aumento della disoccupazione a questi ritmi potrebbe essere un segnale dell’arrivo di una recessione e per il resto ha ricalcato quanto detto da Jerome Powell descrivendo la condizione economica attuale.

Nessuno però sembrerebbe volersi esporre, dopo l’enorme cantonata presa da quasi tutte le banche centrali nel dichiarare, a fine 2021, l’inflazione come fondamentalmente temporanea. E con i dati che continuano a raccontare di un’economia ancora forte, sebbene in rallentamento, è forse corretto muoversi ancora sul binario del data driven. Di dati d’altronde, da qui al 7 novembre, data del prossimo meeting del FOMC, ne arriveranno diversi.

Per ora i mercati sono molto incerti nel prezzare i tagli: al 46% si ritiene che ci saranno altri 50 punti base di tagli, al 54% invece che si taglierà di “soli” 25 punti base. È però invero assai presto per schierarsi in una prossima decisione che, come la precedente, sarà probabilmente governata dall’incertezza.

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