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Fine della corsa per il franco svizzero? Parlano gli esperti

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È uno dei porti sicuri per eccellenza – e questo ha già avuto un impatto importante sulla sua valutazione di breve periodo. Per quanto riguarda il medio e il lungo, viene scambiato a più del 50% rispetto al campione di valute più rappresentativo, rispetto ai valori pre-pandemici. Al Franco Svizzero, perché è di lui che parliamo, le crisi piacciono, perché gli permettono di esplicitare il suo status di riserva in tempi duri che forse i più giovani non conosceranno.

Con l’aggravarsi della crisi in Israele – e con una situazione geopolitica che non promette nulla di buono – CHF ha avuto un altro spunto rialzista, che però – è ormai opinione comune tra gli analisti, potrebbe arrivare a conclusione. Tra chi è contrarian dopo corse di questo tipo (oggettivamente importanti) e chi ritiene che l’unica benzina del motore franco svizzero siano le crisi internazionali, sono in molti a credere che questa potrebbe essere la fine della corsa per la divisa della Confederazione Elvetica. Ma sarà davvero così?

Tra contrarian e “non può andare ancora più in alto”: cronaca in diretta del Franco Svizzero

La fase di mercato che stiamo affrontando – è ovvio anche per chi è arrivato da poco – è di risk aversion piuttosto importante. In altre parole, il grosso degli investitori sono stati per settimane alla disperata ricerca di asset che garantissero un po’ di riparo da una situazione turbolenta sia sul piano economico che geopolitico.

Il grafico del franco svizzero di medio periodo corrobora quello che è uno dei tormentoni del mondo economico: nonostante si sia lontani dal picco di 1,17$ toccato in estate, il franco rimane sempre e comunque una valuta che è percepita come porto sicuro. E quando di porti sicuri ne servono, ecco che tutti tornano a rifugiarvisi. Non inganni il grafico contro il dollaro, che mostra un franco che ha accusato il colpo di un dollaro in uno straordinario stato di forma. Quello contro l’euro racconta molto di più di questa storia, e del ritorno di un caro vecchio tormentone.

Stabilito che il franco si comporta ancora come un safe haven nei peggiori momenti per economia e umanità, c’è chi comincia a produrre nuove analisi, ritenendo la corsa di CHF ormai alla conclusione, a meno che da Israele non arrivino delle notizie – terribili per tutti – di un allargamento del conflitto.

Porto sicuro, certo. Ma quando non serviranno più rifugi?

Fine della corsa? Forse.

L’idea di fondo, che è stata messa nero su bianco da Peter Kinsella, capo della divisione strategia FX per Union Bancaire Privée, è la seguente: dato che il carburante della crescita del franco svizzero è stato, in questo ultimo frangente, la crisi geopolitica, con lo spegnersi di questa o con la sua normalizzazione, potrebbe arrivare la fine della corsa per un franco in uno straordinario stato di forma. Possibile, per quanto come egli stesso conferma, la performance durante gli anni pandemici è da imputarsi anche a un maggior rigore della banca centrale svizzera, unica banca delle maggiori a essere già in target per l’inflazione.

L’idea, soprattutto per chi investe sul medio e lungo periodo, è certamente affascinante. Ed è anche un’idea ottimista, perché includerebbe il ritorno a una sorta normalità per un mondo che, dall’estate a oggi, sembra essere letteralmente impazzito.

Chi vi scrive ritiene però che l’incertezza legata a situazioni geopolitiche e finanziarie potrà continuare. Di fine del conflitto non c’è ancora neanche l’ombra, né un accenno di interlocuzione tra le parti. La situazione economica è pessima in Cina, così come almeno parzialmente in Europa, e le decisioni delle banche centrali, che pur ancora muovono il Forex, possono disegnare in poche settimane scenari comunque nuovi. Scenari che potrebbero continuare a favorire CHF.

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