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Stellantis: FIOM protesta. Lunedì chiusura per un mese di Mirafiori?

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Continua lo scontro tra sindacati e Stellantis. Lo scenario è questa volta l’Italia e ad attaccare il gruppo nato dalla fusione tra Fiat e PSA è Fiom, in seguito alla notizia dell’interruzione della produzione a Mirafiori. Una notizia che arriva in un momento molto complicato per Stellantis e più in generale per il settore auto europeo, che soffre una domanda, anche sull’elettrico, lontana da quelli che erano gli obiettivi. Lo stop sarà dal 13 sttembre al 14 ottobre, per quanto sia ancora nel campo delle ipotesi da confermare. Ne sapremo di più lunedì, dopo che il gruppo avrà avuto il tempo di fare il punto della situazione con i delegati di fabbrica.

Una situazione che ha però innescato già la reazione di FIOM, con il sindacato dei metalmeccanici di CGIL che ha pesantemente attaccato il gruppo, che avrebbe ridotto la produzione a Mirafiori dell’83%, per un settore che dichiarano come distrutto. Lo stop arriverebbe inoltre dopo che le attività produttive sono ripartite soltanto da 5 giorni, dopo un relativamente lungo iato, fatto anche di ferie forzate.

I problemi del settore auto impattano su Stellantis

Da un lato c’è un settore in grave crisi soprattutto in Europa, dall’altro una situazione di Stellantis che appare come più grave di quella delle dirette concorrenti, come hanno testimoniato i dati di vendita in Francia, dove il gruppo italo-francese ha riportato un calo di vetture vendute più alto della già pessima media di comparto.

Una situazione grave, che i sindacati però dichiarano anche come non seria, parafrasando l’immortale Ennio Flaiano. La produzione entro fine anno potrebbe chiudersi sotto le 20.000 vetture, che vorrebbe dire un ritorno ai numeri del 2013 e dunque un calo di oltre l’83% sui numeri dell’anno scorso.

Una situazione per la quale – tra le altre cose – non sembrerebbe esistere una soluzione di breve periodo. Si parla della 500 ibrida, che però non dovrebbe vedere l’avvio della produzione prima di metà 2025, almeno secondo le roadmap più aggiornate, con tutto quello che comporta in termini di tempistiche il montaggio di nuove linee.

Per i sindacati servirebbe un numero di veicoli prodotti che sarebbe di 10 volte quello con il quale si concluderà con ogni probabilità il 2024. Una situazione che – sottolineano di nuovo i sindacati – avrebbe già avuto delle ripercussioni importanti sull’indotto: crescita di più del 100% delle richieste di cassa integrazione a Novara, +72% invece a Torino, mentre Cuneo è in controtendenza con un –54%.

Un problema politico e globale

L’azienda – come le altre del comparto – sta vivendo un periodo di grande difficoltà insieme anche ai grandi giganti storici del comparto. Problemi che non sono limitati all’Italia (o alla Germania, nel caso di Volkswagen), ma che hanno già presentato il conto anche negli Stati Uniti.

Tutto questo mentre diverse amministrazioni locali italiane provano a far accomodare la cinese Dongfeng, arrivata con piani di investimento e di capitali che il vecchio mondo dell’auto sembrerebbe aver difficoltà a mettere sul tavolo. C’è turbolenza nel mondo dell’auto e lunedì l’eventuale stop a Mirafiori potrebbe causare scompiglio anche in borsa sul titolo Stellantis, per quanto sarebbe soltanto l’ennesima certificazione di breve di una crisi che ha tutto l’aspetto di quelle di lungo periodo.

Un altro grattacapo anche per Stellantis, che dovrà far fronte anche al richiamo di quasi 1,2 milioni di veicoli negli Stati Uniti e in Canada, per problemi al software che gestisce l’impianto frenante che potrebbe aumentare gli incidenti.

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