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Fondi hedge contro Euro e Europa. Nessuno si fida più di BCE

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Sono in pochi a scommettere sull’Europa. I fondi hedge riducono ancora l’outlook non solo sull’Euro, ma sulle performance dell’intera area Euro, per un’economia continentale che, dopo quella di Pechino appare sempre di più essere come il grande malato con il quale l’economia globale, la finanza e i trader dovranno fare i conti. I fondi hedge non hanno sempre ragione, ma il deterioramento di certe aspettative e di certe scommesse, che poi sono denaro sonante che si investe su certe posizioni, è spunto di riflessione importante per chi sta operando sui mercati.

In pochi credono nell’Europa. Pesa la crisi del modello tedesco, così come pesa una questione a nostro avviso di principio, ma al tempo stesso esemplificativa di quanto le cose tra gli Stati Uniti e chi sognava di poter giocare lo stesso campionato siano di fatto diverse. E con la credibilità anche di Francoforte che sembra seguire lo stesso trend della crescita proiettata per i prossimi trimestri in Europa. Una fase discendente che sarà importante valutare prima di aprire posizioni o prima di riconsiderare quelle che si hanno già in portafoglio.

Nessuno è disposto a credere nell’Europa

Fondi hedge all’attacco dell’Euro e dell’Europa

Il termometro è di quelli importanti. Si tratta infatti delle posizioni note dei principali fondi hedge tanto sull’Euro, quanto su altri fattori fondamentali delle economie continentali europee. Posizioni che stanno rapidamente peggiorando e che – dati alla mano – consistono in una riduzione delle posizioni long sull’Euro di circa il 90%. Somme importanti anche per i volubili gestori di fondi hedge, sempre pronti a rispondere al minimo cambio di narrativa.

Un cambio che è avvenuto, secondo i dati che sono stati riportati da Bloomberg, all’interno di un solo mese e sul quale ha giocato un ruolo fondamentale il tentennamento di Francoforte riguardo la cura da cavallo che riguarda l’inflazione continentale. In altre e più chiare parole, sono sempre meno coloro i quali sono disposti a credere che per la prossima riunione di BCE ci sarà un ulteriore rialzo dei tassi.

Qualcosa che in realtà sta avvenendo un po’ ovunque, con diverse banche centrali che o hanno già deciso per una pausa o che in tal senso decideranno, Federal Reserve inclusa. Perché allora tanta preoccupazione per le sorti dell’Area Euro a scapito degli altri mercati comuni e delle altre economie?

Gli sviluppi della crisi sono molto differenti tra Washington, Pechino e Berlino

L’unicità delle condizioni dell’area Euro

A pagare sono diverse questioni che affliggono in via principale l’area Euro e che riassumeremo in questo approfondimento.

  • Inflazione sticky

Quel tipo di inflazione che le banche centrali cercano di scongiurare costi quel che costi. Si tratta dell’inflazione che diventa organica al sistema economico e che dopo un periodo sostenuto di presenza diventa ancora più difficile da eliminare.

Non è un mistero per nessuno che nella lotta all’aumento dei prezzi Francoforte sia più indietro di Washington. Ed è questo uno dei motivi che portano i mercati ad interpretare un’eventuale pausa come un segno di debolezza – e di scarsa indipendenza dalla politica – più che di una decisione tecnicamente corretta.

  • Energia

Per quanto il problema dei costi energetici sia globale -e si sia rinforzato con l’ultimo rally dei prezzi del greggio – rimane valida la lettura già chiara fin dall’inizio del conflitto in Ucraina.

È l’Europa a pagare il prezzo energetico più importante che deriva almeno in parte dall’interruzione dei rapporti con Mosca. La questione può essere interpretata come necessaria e inevitabile sul piano politico. Rimane il fatto che nonostante l’Europa sia riuscita a superare senza problemi anche lo scorso inverno, l’industria tedesca sembri arrancare anche a causa dell’energia un tempo a basso costo e oggi invece su prezzi molto più elevati.

  • Politica

Per quanto parlare di questioni politiche sia sempre un terreno scivoloso quando ci si occupa di economia, è uno degli aspetti che sta giocando un ruolo importante nel cambio di narrativa. Le pressioni politiche su BCE sono ai massimi storici – e questa volta non solo da Paesi che hanno storicamente una gestione dei conti meno rigorosa.

Le pressioni potrebbero iniziare ad arrivare anche da Berlino, che con l’industria in difficoltà potrebbe porre fine al dominio dei falchi, ruolo che la Germania ha rivestito storicamente anche per arginare la domanda di politiche più lassiste da parte del sud del continente e dell’Unione.

Le narrative cambiano rapidamente. Una lezione per chi investe

Basta tornare a poco più di un anno fa per leggere di narrative opposte. Le maggiori preoccupazioni erano per gli USA, mentre in molti sembravano disposti a accordare all’Area Euro un percorso più facile per uscire dalla crisi post-pandemica.

Le cose sono andate diversamente – e i dati sono oggi qui a comfermarlo. E anche a ricordarci che spesso le narrative che crescono a valanga sui principali organi di informazione economica e finanziaria non vedono oltre il proprio naso.

Un avvertimento che vale anche oggi, mentre tutti sembrano pronti a scommettere contro l’Europa. A partire dai fondi hedge.

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