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Ford licenzia 600 operai durante gli scioperi. Cresce tensione
Tensioni alle stelle a Detroit, la culla del settore automotive statunitense, con gli attriti tra le due fazioni che crescono a poche ore dall’inizio dello sciopero che vede coinvolte tutte le principali marche che operano nella città del Michigan. Ford ha infatti deciso di lasciare a casa temporeaneamente 600 lavoratori mentre ci si trova nel vivo di una delle più complicate crisi sindacali che il comparto ha mai vissuto negli USA. Crisi che ha portato ad esprimersi direttamente anche il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha invitato le parti in causa a tornare a più miti consigli e a sedersi di nuovo al tavolo delle trattative.
Inviti che però non sono stati recepiti né dagli scioperanti né a quanto pare dalle società che operano nel complesso industriale della città. Se da un lato infatti non ci sono cenni ad un’interruzione dello sciopero, dall’altro Ford ha deciso di bagnare le prime ore di questa complicata fase con 600 licenziamenti che potrebbero contribuire a esacerbare gli animi. Questo mentre le preoccupazioni per le azioni di Ford, General Motors e Stellantis sembrerebbero essere, almeno per il momento, ampiamente esagerate.
Ford va al braccio di ferro con i sindacati: partono 600 licenziamenti
Chi si aspettava atteggiamenti più morbidi da parte di Ford nel mezzo di uno sciopero che, in queste proporzioni, non si vedeva da tempo, è stato subito smentito. Ford ha infatti reagito agli scioperi con 600 licenziamenti, non programmati prima degli scioperi, innescati proprio dalla complicata situazione che si è già creata a Detroit.
Ford ha comunicato che lo stop riguarda lavoratori che non hanno partecipato agli scioperi – e il cui licenziamento dipenderebbe dall’impossibilità di renderli operativi a causa dell’assenza dal lavoro di altri dipartimenti. In altre parole Ford ritiene responsabili le divisioni che, su indicazioni dei sindacati, hanno aderito allo sciopero.
Si tratta dunque di un ennesimo inasprimento di una lotta con i sindacati che ha portato – per la prima volta – allo sciopero presso tutti e tre i maggiori produttori di auto che hanno sedi produttive a Detroit, una situazione che è emblematica del livello di tensioni raggiunte nel corso delle ultime settimane. Tensioni tali da aver costretto anche la Casa Bianca a intervenire, seppur senza aver ottenuto risultati, almeno per il momento. È stato infatti lo stesso Joe Biden a esprimersi sulla necessità di ritornare al tavolo delle trattative tanto per le compagnie del settore auto quanto per i sindacati. Appello che per ora è rimasto lettera morta.
Intanto la Casa Bianca invia due mediatori
Per quanto non sembra che Ford sia intenzionata a far ripartire e trattative – e con lo stesso che vale anche dal lato dei sindacati, la Casa Bianca ha aumentato gli sforzi annunciando l’invio di due mediatori in direzione di Detroit.
Annuncio che era arrivato prima dei 600 licenziamenti annunciati da Ford e dei quali il gruppo dell’auto ritiene responsabili direttamente i sindacati, che hanno indicato e concentrato scioperi in determinati comparti produttivi al fine di rendere inutile l’ingresso in fabbrica anche da parte di chi allo sciopero non ha aderito.
La Casa Bianca – almeno pubblicamente – sembrerebbe però schierarsi a favore delle richieste dei sindacati e dei lavoratori. A profitti record, afferma l’Amministrazione Biden, dovrebbero conseguire anche contratti record per UAW, la sigla che raccoglie gli operai del comparto che sono sindacalizzati.
Wall Street ha nel frattempo mostrato qualche preoccupazione, per quanto soft, che potrebbe a questo punto esplodere lunedì alla riapertura delle trattative sui titoli di tutte le società coinvolte e non solo nei confronti di Ford. La situazione si complica – e per chi è esposto verso General Motors, Stellantis e Ford dovrà necessariamente seguire la vicenda minuto per minuto.