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Forex: i trader in paradiso. La confusione delle banche centrali prepara terreno per speculazione. Cosa aspettarsi
Potrebbe essere un buon momento per chi cerca volatilità da uno dei mercati storicamente più statici di tutti, quello del Forex. E potrebbe essere – come ricorda Bloomberg – una di quelle fasi che permetterà ai trader di aumentare o diminuire drasticamente i propri patrimoni. A solleticare la volatilità del mercato valutario tutta una serie di fattori, a partire da una divergenza importante tra le politiche monetarie attese dalle principali banche centrali. Come è noto ai nostri lettori, gli Stati Uniti potranno andare per conto proprio, mentre la Banca Centrale Europea sarà presto costretta – già a giugno secondo le aspettative – a tagliare i tassi.
E la situazione non è migliore nelle cosiddette economie emergenti, che devono far fronte a condizioni finanziarie e economiche se vogliamo ancora più precarie. Non che si dormano sonni tranquilli poi a Tokyo, dove la valuta nazionale è ancora oggetto di forti attacchi e più in generale di un outlook bearish nonostante le rassicurazioni della banca centrale del Giappone. Una situazione che comanderà, a breve e secondo i più rispettabili analisti, una volatilità importante. Volatilità che in realtà è già piuttosto elevata, se misurata da inizio anno.
Il Forex sarà la patria del rischio? I trader aspettano le mosse delle banche centrali
C’è un combinazione di fattori più unica che rara sul fronte del Forex. Il primo dei fattori è una Federal Reserve che non sembrerebbe aver ancora trovato la propria strada. I tagli, almeno secondo i mercati, non arriveranno prima di settembre, mentre soltanto fino a qualche settimana fa ci si aspettavano interventi per la prima metà dell’anno.
A contribuire alla confusione generale – che è sempre foriera nel Forex di volatilità – ci sono poi le situazioni delle altre grandi banche centrali. La Banca Nazionale Svizzera ha già avviato i tagli. L’area euro lo farà già in giugno, a meno di clamorosi stravolgimenti che arriveranno dai dati sull’inflazione, per quanto di spazio di manovra per continuare a ritardare suddetti tagli ce n’è sempre di meno. Tokyo, nel frattempo, vorrebbe intervenire nonostante gli strali che arrivano da Washington, che in assenza di fondamentali che garantiscano un inversione del trend negativo dello yen preferirebbe comunque far fare ai mercati.
È la situazione ideale per aspettarsi dei grandi swing di prezzo, swing che sono il territorio preferito dai trader di breve periodo, pronti a sfruttare – in una situazione di tensione massima – ogni ripensamento, ogni tentennamento e più in generale ogni tipo di agitazione dovesse arrivare anche dai mercati.
Le pressioni politiche si faranno più intense
A pesare sull’outlook del mercato del Forex anche l’arrivo di importanti appuntamenti elettorali, su tutti quello delle presidenziali statunitensi. Jerome Powell, durante la sua ultima apparizione pubblica, ha rivendicato la piena indipendenza di Federal Reserve nei confronti della politica, affermando che non è uno dei fattori che la banca centrale degli Stati Uniti tiene in considerazione. C’è motivo per credergli, ma c’è da tenere conto – lontano dagli USA – di quelle che saranno pressioni altrettanto importanti, in particolare su economie che in questo contesto macro soffrono di più.
Tutti fattori che continuano a aumentare l’incertezza, con lo spazio di manovra delle banche centrali che è in realtà molto più angusto di quanto sarebbe in condizioni macro normali. Occhi puntati dunque sullo yen, sul cambio EUR/USD, e anche sull’andamento delle cosiddette esotiche, le valute delle economie emergenti che presto potrebbero a subire pressioni dovute agli attesi tagli sui tassi per le economie di riferimento. Tagli che, per tornare alla politica, sono chiesti a gran voce sia dai governi, sia dall’elettorato. E non tutti, in chiusura, possono vantare l’indipendenza di Federal Reserve.