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Gentiloni: all’UE serve un nuovo schema per il debito unico
Dopo aver cambiato i dettagli del patto di stabilità, l’Unione Europea si sta già muovendo per un nuovo grande passo nel modo in cui vengono gestite le finanze dei paesi membri. Ad annunciarlo è Paolo Gentiloni, Commissario Europeo per l’Economia, che conferma l’intenzione di unificare molti meccanismi di finanziamento degli Stati Membri. Si tratta di un progetto pilota, noto come Next Generation EU, che dovrebbe per la prima volta vedere l’emissione di bond europei. Questa potrebbe essere una svolta importante soprattutto per l’Italia e per gli altri paesi che pagano interessi elevati sui propri debiti, dal momento che la presenza di nazioni come Francia, Germania e Paesi Bassi all’interno di questo meccanismo europeo dovrebbe rendere più basso il tasso d’interesse pagato dal Tesoro.
Un precedente esiste già, cioè il meccanismo con cui l’Unione Europea aveva distribuito prestiti e aiuti per €800 miliardi durante la pandemia. Un sistema che aveva aiutato l’economia europea a ripartire, ma soprattutto che aveva permesso di contenere le differenze tra i rendimenti pagati dai paesi più indebitati e quelli pagati dai paesi con una situazione finanziaria più solida. Ora questo schema, secondo Gentiloni, avrà un successore e a Bruxelles si è già al lavoro per definire come procedere. Si guarda soprattutto al 2026, quando termineranno anche gli effetti di coda del progetto europeo lanciato durante la pandemia.
Il nodo delle elezioni europee
Per quanto Gentiloni creda molto nel progetto, rimane una notevole incertezza riguardo alla commissione che verrà formata per deliberare su questo progetto dopo le prossime elezioni europee. Il commissario è stato molto chiaro, e al tempo stesso semplice nelle sue spiegazioni: il bisogno di un debito comune europeo non finirà quando finirà il 2026. Anche se ritiene che un sistema come questo non possa essere reso uno strumento permanente, almeno per il momento, afferma che i progetti che richiedono attenzione comune da parte dell’UE e un finanziamento comune per lavorare nella stessa direzione continuano a esserci.
I temi a cui si pensa sono sempre gli stessi: tecnologia, innovazione e soprattutto transizione energetica. Considerando che la revisione del patto di stabilità porta i paesi europei a poter spendere di più, in questo momento sembra che Bruxelles stia indirizzando i paesi verso una spesa condivisa in progetti che l’UE ritiene importanti per la competitività europea e per la sostenibilità della sua economia. Tutto questo per il momento rimane comunque ancora fortemente legato alla necessità di mettere d’accordo i paesi meno indebitati, che da un debito comune avrebbero più da perdere che da guadagnare.
Il dubbio della Germania
L’incognita più grande è quella legata alla Germania, il paese che ha sempre osteggiato la possibilità di passare a un debito pubblico comune europeo. Considerando il basso livello d’indebitamento tedesco, per Berlino questo significherebbe pagare interessi più alti. Al tempo stesso, la fine dell’era Merkel ha certamente segnato il passaggio a una retorica diversa. Di recente Olaf Scholz ha chiesto una spinta verso un mercato dei capitali unico in Europa, cosa che avvicinerebbe gli Stati Membri alla situazione di andare verso un debito pubblico comune. Allo stesso tempo, si tratta sempre della stessa Germania che nel dicembre 2022 ha decretato attraverso la sua corte costituzionale che i fondi europei per la ripresa della pandemia sarebbero dovuti rimanere esclusivamente un’eccezione una tantum.